EQUINOZIO D’AUTUNNO: PERCHE’ SCENDERE NELL’ADE?

(Post al femminile che può essere letto anche al maschile)

Siamo entrati nell’autunno, nel mio libro (Il potere della cerchia) spiego che questo è il momento dell’anno in cui noi, insieme a Persefone, scendiamo nell’Ade e vi restiamo fino a primavera. Nel mito di Persefone la sua discesa nell’Ade avviene attraverso un rapimento che Ade appunto, signore del regno di sotto, attua nei confronti di Persefone. Invaghitosi di questa la fa sprofondare in una crepa del terreno, e la tiene prigioniera per tutto l’inverno lasciando Demetra, Dea della Terrra e madre di Persefone, senza figlia per sei mesi. Nella mitologia questo rapimento coincide con la tristezza e la desolazione di Demetra che, per guarirsi da questo lutto, smette di fiorire e fa arrivare l’inverno. Così i greci spiegavano l’alternarsi delle stagioni in modo creativo e piuttosto patriarcale. 

Ma questo cosa significa in termini pratici?

Personalmente non credo che serva il rapimento da parte di un maschile per trovarci a fare i conti con parti profonde di noi, siamo capacissime da sole. Quindi cercherò di spiegare come e perché questo deve accadere!

Crescendo, ognuno di noi assorbe il fallimento ambientale della famiglia in cui cresce negando parti di sé; smettiamo di provare rabbia se questa non è ben accetta in famiglia, smettiamo di piangere perché diamo fastidio a papà, di portare i nostri bisogni perché tanto non vengono mai soddisfatti, smettiamo di avere fiducia che qualcuno faccia qualcosa per noi e facciamo da soli, ecc… Abdichiamo a parti fondamentali interne e vere che possediamo, per creare un falso sé che va nel mondo al posto nostro e finge di essere qualcuno migliore; più intelligente, più amorevole, più spirituale, mai triste, mai materiale, sempre disponibile, ecc…

Andare nel mondo sempre con un falso sé è costoso in termini di autenticità e di capacità di connettersi al proprio cuore. 

Ma come avviene la formazione di un sé non autentico?

Quando il fallimento ambientale accade, e i nostri genitori non sono in grado di accoglierci per intero, noi interiorizziamo questo fallimento come completamente nostro e lo internalizziamo come vergogna, decidiamo che noi siamo bimbi cattivi che fanno cose non amabili e cominciamo a creare una versione più amabile di noi. Per un bimbo non esiste il pensiero “I miei sono inadeguati” ma solo il pensiero “Io non sono amabile” e quindi farò di tutto per rendermi amabile. Costruirò un essere così “giusto” che, a quel punto, non potranno non amare. Continuare a migliorarsi mantiene nutrita la speranza che nel mondo, da qualche parte, ci sia amore e sia per noi. A quel punto le cose andranno bene, tutti saremo felici. (Molte volte da adulti ci affidiamo a guru o politici con il pensiero che “Lui è quello giusto, Lui salverà il mondo”, finalmente tutto poi andrà bene, saremo liberi, ecc….). Sappiamo che non andrà così vero?

Da bambini non potevamo fare diversamente ovvio, ma ora? Perché continuiamo a fare così?

Una volta imparato a funzionare con un falso sé, negare la propria agency, negare il proprio potere, tornare al sé autentico è molto difficile e spaventoso. 

Poi viene quel periodo dell’anno in cui, anche senza volere, arriva il pensiero di morte della stagione autunnale ed invernale, arriva la tristezza, le cose non risolte emergono e noi siamo costrette a guardarci dentro in un modo diverso e più autentico.

Ritornare ad andare dentro di noi, piuttosto che fuori, significa tornare alla nostra “Casa-Anima” in quel luogo in cui, anticamente, nessuna delle nostre parti era negata o scissa, tutto in noi era buono per la nostra natura e crescita. Nella fiaba “Pelle di foca, pelle d’anima” (Donne che corrono coi lupi) era un rimettersi la pelle selvaggia della foca e ritornare negli abissi del mare abbandonando, se necessario, anche un marito e un figlio. Per Persefone è scendere nel buio della Terra e starci fino a che buona parte sia stata integrata per poi riaffiorare e fiorire. Nel mito, Persefone torna alla Terra tutti gli anni, perché il lavoro interiore è fatto a più livelli, di più strati.

È molto importante avere il coraggio di scendere nella Terra o (nell’acqua profonda) e guardare queste parti negate e disconnesse, potere provare compassione e amore per la bambina che eravamo, e riportare ogni parte di noi a casa. Ritornare ad un sé intero invece che parziale ci permette di essere più in grado di: smettere di biasimare sé stessi o altri, smettere di giudicare sé stessi o altri, smettere di odiare sé stessi, sciogliere l’identificazione basata sulla vergogna che ci portiamo appresso, avere più capacità di ascolto delle nostre sensazioni, non sentirci più senza speranza o con destino avverso, mettere confini adeguati, avere relazioni migliori e anche una salute fisica migliore.

Aiutare a tornare “a casa” è il lavoro che ho scelto di fare.

Ma quando ho fatto il lavoro poi devo agire?

No! Avere accesso a più capacità e agire sono due processi differenti:

  1. Avere più capacità o agency: significa riconoscere, attraverso un percorso personale, che io ho un ruolo, che gioco una parte importante nelle relazioni e che la vita “non mi accade” ma io ci metto del mio. Questo è il processo interiore che accompagna anche la riscoperta di parti negate, l’integrazione di emozioni a volte scomode, l’uscita dalla vittima.
  2. Una volta che ho fatto questo processo di integrazione mi sento più forte, più autentica quindi, se voglio, posso agire di conseguenza ma il processo è già fatto. Es: se mi accorgo che nego sempre i miei bisogni in favore di altri posso esplorare la mia responsabilità nel non comunicare mai ciò che mi serve e, una volta integrata la parte di me “bisognosa” posso sentirmi più autentica (Agency). Poi, se voglio, comincio a portare i miei bisogni in relazione più spesso (che non significa faccio sempre ciò che voglio!).

Spero che questo scritto, che purtroppo è riduttivo rispetto a quanto avrei voluto scrivere, vi sia comunque utile per comprendere che ci sono processi che vanno fatti se si vuole la vita che ci piace.

Buon Autunno a tutti.

LOVESICKNESS- MAL D’AMORE

Ho notato che non parlo mai di mal d’amore nei miei post e articoli, non perché non sia un disagio diffuso ed estremamente importante, ma solo perché nella vita ho sofferto di più per altri traumi che per amore e così tendo a parlare di quelli. Ho sperimentato ampiamente, in passato, cosa significhi patire per amore e ne ricordo perfettamente ogni sfumatura. In studio ultimamente mi ritrovo spesso a parlare di mal d’amore, più spesso di quanto mi capitasse in passato. Ho deciso quindi di dedicare un articolo a questo argomento sperando di aiutare chi soffre e sente che “la vita ora non ha più senso”, “non sarò mai più felice”. Ovviamente non è così ma, in quei momenti, questo è quello che si pensa… che tutti abbiamo pensato almeno una volta. 

Spero che questo mio scritto possa alleggerire il dolore e farvi comprendere che c’è una sola relazione che non potete MAI perdere; quella con voi stessi.

Ho delle idee sulle relazioni affettive che ho maturato dopo anni di lavoro e di esperienze personali. Proverò a spiegare alcune di questi pensieri in breve. 

Ci sposiamo sempre per un motivo, ma solitamente questi motivi valgono solo come indicatori di deficit mi manca… e lui/lei mi riempie quella mancanza. Questo motivo non è un buon motivo per iniziare una relazione o sposarsi.

BAMBINI IN RELAZIONE

Se non ci siamo occupati dei nostri dolori e delle nostre ferite in modo adeguato, quando entriamo in relazione chiediamo all’altra persona di occuparsene al posto nostro. Per questo motivo spesso ci sposiamo o stiamo con qualcuno; una donna che sposa l’uomo che si occuperà della parte economica o pratica della coppia (soldi e lavoretti pratici in casa), un uomo che sposa una donna perché si occuperà del suo nutrimento e di quello dei futuri figli (cucinare, lavare, stirare), un uomo sposa una donna perché (agli occhi degli amici) è la donna perfetta, donne e uomini si sposano perché vogliono una famiglia e hanno paura della solitudine, ecc…

Per lo stesso motivo si tradisce; quando abbiamo bisogno di incontrare una nuova parte di noi tradiamo. Quello che vogliamo si poteva ottenere anche con il vecchio partner ma tradire e cominciare con il nuovo è spesso più facile. La propulsione che dona una nuova relazione è così forte che può essere equiparata alla guarigione da una brutta malattia, ci illudiamo quindi che questa volta è quella buona! In realtà sì e no, mi spiego; tutto è possibile anche nella vecchia relazione ma serve guardarsi molto bene dentro senza scuse e bugie, essere sé stessi nella verità, mettere confini, rischiare di ferire o deludere in modo grave l’altro e a volte i figli, abbandonare la comodità, rinunciare ad accordi taciti e a compromessi scomodi e mentre si fa questo accettare di non essere né capiti né approvati (spesso additati come squilibrati). Capirete che dire “Mi sono innamorat* di x e ti lascio” è più facile. La terapeuta tedesca Eva-Maria Zurhorst sostiene che:

Non esiste un compito più grande per un essere umano di quello di superare sempre e continuamente sé stess* e di incontrarsi ad un livello sempre più profondo. Il presupposto per riuscire a vivere veramente questo incontro con sé stessi è quello di incontrare davvero l’altra persona. Un incontro che con il tempo ci mostrerà che non abbiamo bisogno dell’esterno.”

Quello che consiglio io è farvi aiutare a comprendere che, ogni volta che si va in relazione, si attivano dinamiche antiche di attaccamento perciò: se da neonata ho rinunciato a qualcosa di fondamentale oggi mi sentirò sola, spaventata e impaurita se non ricevo quella stessa cosa dal mio partner. Se da adolescente ho sono stato un ragazzino umiliato e maltrattato dentro custodisco ancora quel ragazzino che, anche se il mio corpo è adulto, entra in una relazione proprio come allora. Tutto questo influenza la vita affettiva di oggi in cui chiederò protezione e salvezza al mio partner mentre sono io che devo farci qualcosa, non il mio partner. Cercate di guarire le vostre parti doloranti poi deciderete cosa fare con vostro marito o compagno… meglio lasciare? Si a volte è necessario ma a volte no. Comprenderlo è importante per la vostra relazione di oggi e per quelle future.

Ma come anticipare il mal d’amore? Oltre a guardar bene le vostre ferite vi elenco a seguito alcune riflessioni per evitarvi errori che tutti abbiamo fatto in passato.

FANTASIE VS REALTA’

Abbiamo molti modi per proteggerci dal dolore, dalla vergogna, dal rifiuto o dalle delusioni, uno di questi è fantasticare. Spesso la relazione che viviamo nella testa non è la stessa che esiste nella realtà. Ingigantiamo o sminuiamo fatti accaduti per proteggerci dal dolore o dal fatto che quella relazione, in cui abbiamo tanto investito, andrebbe terminata. Cugina delle fantasie è la brutta abitudine di dare importanza più alle parole, o ai messaggi carini, che ai fatti. Mi spiego: se qualcuno ci dice che non vede l’ora di vederci ma poi non è mai disponibile, gli amici vengono prima o il lavoro ha la priorità, quello che dice NON È la realtà, i fatti invece lo sono. Quindi il mio consiglio numero uno è abbandonare le fantasie e stare con i fatti. Questo vi aiuterà ad attrarre meno persone non disponibili, ad essere più oneste con voi stessi, ad abbandonare i luoghi dove non c’è nulla di buono per voi in favore a quelli dove c’è tanto di buono per voi.

So bene che ci costa caro essere onesti, fare e abbandonare le nostre fantasie ma so anche che alla lunga paga e ci rende più adulti e più felici. 

Molte delle modalità che usiamo in relazione possono spesso essere classificate come “disturbi dell’attaccamento” ovvero comportamenti disfunzionali che abbiamo appreso quando abbiamo imparato a stare in relazione cioè da molto piccoli, nella relazione primaria con i nostri genitori. Un professionista vi aiuterà a identificare il vostro schema ripetitivo e adattativo e a comprendere perché vi comportate sempre in un certo modo, o scegliete sempre un certo tipo di partner. Ricordate se tutti i/le partner che incontrate sono stronzi/e questi “tutti” hanno un unico elemento in comune VOI! Quindi l’unico modo per non inciampare più in partner non disponibili, fuggitivi, evitanti, ansiosi, violenti, non affettuosi, ecc… è lavorare per cambiare il vostro modo di stare in relazione.

Per riassumere le prime regole e le più importanti sono:

  1. Abbandonare ogni fantasia e stare con la realtà,
  2. Dare più importanza ai fatti che alle parole carine,
  3. Esplorare e comprendere i nostri schemi adattativi in relazione (sia amicale che affettiva) e capire perché davanti ad una certa modalità ci comportiamo sempre nello stesso modo.

VULNERABILITA’ E CONFINI

Affinché una relazione funzioni vanno stabiliti confini molto chiari, e questo va a braccetto con il parlare e portare alla luce le nostre vulnerabilità in modo serio però! Cosa intendo; ho conosciuto persone che, sapendo che la vulnerabilità è un punto cruciale nel saper stare in relazione, la fingono. Condividono la vulnerabilità solo dove, come e quando fa comodo loro e se ne stimano, così controllano nuovamente la relazione senza mettersi veramente in gioco. Ecco in questo post intendo la vera vulnerabilità, non quella recitata.

Stabilire confini significa dire quello che non mi sta bene o mi ferisce e quello che invece mi piace e, nelle relazioni amorose dove c’è un’intimità fisica, questo è fondamentale. 

Esempio: “Sto cercando una relazione di condivisione profonda e intima e non una storiella breve. Quando ti comporti così mi sento rifiutata. Vorrei una persona che avesse cura per me. Ho bisogno che dividiamo i lavori in casa perché sento che tutto sulle mie spalle è troppo per me, ecc…” La parte più importante di mostrare vulnerabilità e dare confini e farli rispettare! Non basta stabilire i nostri confini in relazione, serve che li facciamo rispettare con i fatti. Se chiedo una relazione esclusiva e il mio partner invece tradisce in modo seriale chiaramente la relazione va terminata. Vorrei anche dire che in relazione servono aspettative chiare. Mi spiego; so che in un mondo perfetto e illuminato le aspettative non sono etiche e fanno male ad entrambi i componenti della coppia ma, in un mondo in cui tutti veniamo da attaccamenti disfunzionali, se non ci aspettiamo nulla dal partner questo è quello che otterremo… nulla.

Per questo motivo è importante stabilire i confini e dirsi spesso come questi confini sono cambiati. All’inizio della relazione tutto va bene ma poi le cose mutano e magari ci aspettiamo una convivenza, dei figli, un progetto comune, un’esclusività, cura, sostegno, presenza, ecc… Non siamo tutti uguali e ognuno ha esigenze diverse ma queste vanno sempre comunicate e discusse in coppia. Una coppia sana è quella che si confronta, che non teme il conflitto e che non tace solo perché è più comodo o ha paura di perdere l’altro o di ferirlo. Il confronto adulto è fondamentale per il benessere proprio e della relazione.

Se rimandate il confronto e mantenete una relazione “nebulosa” per paura o pigrizia, questa confusione e non chiarezza occuperà molto spazio nella vostra testa e dentro la coppia. Prima o poi esploderete o coverete rancore o userete ripicche, questo non solo non ha senso se ci si ama, ma innesca una catena di dolore e ferite reciproche che sarà difficile recuperare.

Fate quello sforzo e parlate, se lo fate con il cuore nessuno sarà ferito.

VALORI CONDIVISI

Tutti chiediamo di essere amati e visti per quello che veramente siamo. Tutti vogliono amare ed essere amati nel modo più profondo ed autentico possibile. Eppure, nei primi appuntamenti, ci presentiamo, vestiamo, atteggiamo al meglio di noi o, in certi casi, come pensiamo che il nostro futuro partner ci voglia (quindi dissimuliamo qualcosa che non siamo). Piuttosto assurdo vero? Non tanto, è molto comune in realtà, io l’ho fatto in passato… voi no?

Penso sia fallimentare “pubblicizzarci” per ciò che non siamo. Portare subito i nostri valori in relazione è fondamentale per scoprire se la relazione potrà funzionare, al contrario potrebbe partire benissimo e, una volta che ci mostriamo, scoprire che abbiamo speso mesi ad investire in una relazione con una persona che non c’entra nulla con noi. Pensate se io avessi accettato di uscire con uno in fissa per lo sci d’altura, tutti i week end a sciare; io odio lo sci… una tortura!

Scherzi a parte, personalmente non potrei stare mai con chi non ha cura di persone e cose, non rispetta e ama gli animali, o non ha un animo buono e onesto. Non potrei stare con chi manipola, con chi non ama mio figlio, o anche solo con chi ha sogni tanto diversi dai miei; che progetto comune potremo costruire insieme? 

Dichiarare subito i propri valori è fondamentale in amore e anche in amicizia. 

Se esco con un* chef dovrò mettere in conto che passerò sol* serate, week end, festività e nottate. Mi sta bene? All’inizio ci diciamo tutti di si tanto poi le cose cambieranno, beh non cambiano, non lo fanno mai. Avere le idee chiare sui nostri valori è fondamentale in amore e nella vita. 

Che vita volete? Fatta di cose semplici, con relazioni profonde e un lavoro che amate, anche se non vi fa ricchi, o preferite una vita più movimentata fatta di cambiamenti, di un lavoro intenso e una vita piena ma con poco tempo per le relazioni? Ve lo siete mai chiesto e se si avete pensato di condividerlo con il vostro partner?

Se avete risposto voglio essere ricc* e avere successo ed essere felice vi siete chiesti se siete innamorati dell’idea finale senza prendere in considerazione che questo risultato si ottiene con sforzo, fatica, molte ore di lavoro, poco tempo in famiglia, tante rinunce e molte notti insonni? Siete disposti a fare la strada che serve per arrivare fino a lì e … il vostro partner?

Sappiamo tutti che non si può voler avere un bel corpo senza mangiare bene, fare moto e sacrifici, non ci si sveglia magri come non ci si sveglia ricchi. E voi che sacrificio siete disposti a fare? Stessa cosa vale per l’amore; sento spesso dire vorrei una relazione nutriente e profonda, ma siete disposti a lavorare per costruirla? A rischiare di soffrire, di dovervi mettere in discussione, rinunciare a qualche vostra abitudine per includere l’altro?

Pensateci…

MAL D’AMORE

Arriviamo al punto più importante. State soffrendo per amore e vi sembra che la vita sia vuota e non amerete più o non incontrerete più qualcuno di così speciale? Credetemi non è vero! 

Se qualcuno vi lascia non vi toglie la capacità di amare, di vivere, di realizzarvi nella vita, di avere un’altra relazione, di amare la vita. Vi toglie la sua presenza non la vostra vitalità. La famosa riparatrice di cuori tedesca Elena-Katharina Sohn suggerisce un programma per risollevarsi dopo una batosta amorosa. Il programma sostiene quello che tutti abbiamo applicato per anni senza aver letto il libro, tuttavia, è utile avere una sorta di schema da seguire e sapere che, piano piano, si torna alla vita e si smette di piangere. Ai punti indicati da Katharina ne ho aggiunti alcuni che ho visto essere efficaci (sia per esperienza personale che per pratica in studio):

  1. Mangiare, dormire in modo regolare e non annegare nell’alcol. Abbiamo provato tutti la chiusa allo stomaco che viene dopo una perdita. Lasciarsi deperire, non dormire, bere molto o intossicarsi con sostanze non ci riporta l’altro. In questa fase è importante potersi alimentare in modo corretto e, se non si ha fame, ingerire cibi sani calorici e proteici. Dormire e prendersi cura di sé, anche se non è facile, deve essere fatto! Trascurarsi può funzionare per qualche giorno ma non avere cura di sé per molte settimane/mesi significa compromettere gravemente la psiche, rischiare di non riuscire a recuperare né fisicamente né psicologicamente e restare bloccati in una fase di auto commiserazione e distruzione. Sforzatevi di curarvi. Se non riuscite dovete immediatamente consultare un professionista dell’aiuto o il vostro medico.
  2. Parlare con qualcuno di quanto accaduto, ma che sia qualcuno di qualità! Va bene un terapeuta/counsellor, o un’amica, l’importante è che siate compresi, visti, ascoltati e aiutati in modo corretto. Quando, dopo 7 mesi, ancora dite le stesse cose allora questa persona vi dovrà aiutare a comprendere che è il momento di muoversi piano piano fuori dalla zona di dolore confort e passare alla ripresa. Scegliete persone che non minimizzino e sappiano accogliervi nel dolore altrimenti vi sentirete ancora più desolati.
  3. Evitate ogni strategia di recupero. Se la persona dice che non vuole stare con voi probabilmente è vero! Farsi fantasie sul fatto che dice una cosa ma ne pensa un’altra è piuttosto inutile. Forse tornerete insieme o forse no, certamente non sarà ora! Lasciate tempo affinché tutto si depositi ed evitate umiliazioni, insistenze e l’incapacità di ricevere un no. Occupatevi di voi, fatevi aiutare da un professionista a rimettervi in sesto. Conservate la dignità; perdere un amore e perdere la dignità, alla lunga, hanno due pesi ben diversi e diverse ripercussioni sulla vostra autostima. 
  4. Tagliate ogni contatto social. Per quanto la curiosità di vedere se lui/lei soffre come soffri tu, o se si è giù messo con un nuovo partner sia infinita meglio non farsi del male gratuitamente. Proteggete il vostro cuore, almeno nella fase iniziale della rottura, non esponetevi costantemente a nuovi dolori. Chiedete agli amici comuni di non parlarvi del vostro ex, tutelatevi. 
  5. Lista salva dignità. Scrivete una lista dettagliata di cosa non andava bene in questa relazione e del perché non dovreste insistere nel’ accattonare amore. Scrivete poi una lista analoga su cosa volete da un amore come ad esempio: sentirsi rispettate, pensate con cura e amore, ecc… Tenete queste liste nel portafoglio e leggetele ogni volta che vi viene l’idea di scrivere al vostro ex partner per supplicarl* di tornare.
  6. La dott.ssa Sohn suggerisce di scrivere una lunga lettera/e-mail dove vi chiarite con il vostro ex. Anche per me scrivere può rivelarsi importante per fare il punto di dove siete, ma suggerisco di non condividerla (vedi punto 3). In realtà se scriverete questa mail lo farete con l’intento di recuperare la relazione e, forse, ne scriverete altre e ancora altre, sentirete che manca proprio quella cosa lì che non avete detto… entrate così in un gioco al massacro per entrambi! Consiglio di chiarire quando avviene la rottura e dire tutto quello che va detto, poi chiudere la comunicazione. Tenere aperto quel canale vi fornirebbe false speranze e inutili sofferenze.
  7. Fai qualcosa per la tua autostima. Quando perdiamo l’amore spesso mettiamo in discussione il nostro valore. Questo è sbagliato, ma si sa che accade e fa un sacco male! In questa fase è quindi indispensabile fare qualcosa che ci aiuti a risollevare il nostro valore. Può essere utile fare esercizi corporei mirati (pesi, corpo libero, yoga, meditazione somatica, esercizi di respiro, lavori di radicamento corporeo, pugilato o arti marziali per rafforzare braccia e spalle che sono collegate al cuore), riconnetterci al corpo, e alla nostra forza fisica, ci aiuta a sentirci meglio con noi stessi e a aderire meglio alla realtà. Molto importante è anche ristabilire un contatto; spesso la fisicità che esiste in relazione viene a meno improvvisamente, con la rottura del rapporto, e ci manca essere toccati o abbracciati. Regalarsi un massaggio delicato e amorevole da un* professionista preparato è un modo efficace per sentire che siamo ancora esseri corporei e sensuali e per nutrire la pelle che, in questi casi, ha sete di abbracci e affetto.
  8. Organizza i giorni di festa o i momenti potenzialmente più “vuoti”. Sappiamo tutti che i sabati e le domeniche o le feste possono essere i giorni dove la tristezza fa maggiormente capolino. Organizzatevi in anticipo per non passarli a letto a piangere. Passeggiate, andate in natura, vedete gli amici o, se non sapete cosa fare, andate a fare volontariato. A volte, dopo una rottura, ci si trova con tanto amore che non si sa dove mettere visto che l’altro non lo vuole più, darlo ad animali bisognosi o aiutare chi sta peggio di noi non è una brutta idea…
  9. Rendi la tua casa un nido. Se quella che si è rotta era una convivenza tutto in casa vi ricorderà l’amore perduto. Cercate di rinnovare la casa: ridipingete, spostate mobili, cambiate i piatti, comprate fiori nuovi ogni giorno per voi stessi, cambiate i tappeti o le tende, insomma cercate di rinnovare l’energia della casa e renderla un nido per voi. Quando attraversiamo un momento di sofferenza dobbiamo avere un luogo dove ci sentiamo sicuri e possiamo sentirci accolti. Il posto sicuro ci permette di riposare, riprenderci psicologicamente e fisicamente e riparare il nostro cuore dolorante (e il nostro sistema nervoso). Tornare in una casa in cui non state bene può rallentare il processo di riparazione del corpo e della mente.
  10. Appena vi sentite meglio riprendete una delle attività che vi piaceva tanto praticare e che non avete più praticato quando siete entrati in relazione. Back to life!
  11. Ultimo, ma più importante, assicuratevi di avere una vita ricca, nutriente e vitale anche senza relazione. Non è mai salutare puntare tutto sul rapporto affettivo, non lo è per voi e non lo è per il partner. Cercate di creare nuove relazioni dove non vi annullate per l’altro ma mantenete una vita soddisfacente e ricca, con o senza amore. Sembra un consiglio banale ma so bene che non è così e che, in relazioni lunghe, spesso ci si impigrisce e ci si accartoccia. Mantenetevi vitali, nutriti ed emotivamente sazi con attività che vi piacciono e vi danno felicità.

Spero che questo articolo possa avervi aiutato o almeno chiarito alcuni punti. Sappiate che anche i momenti più brutti finiscono e che la vita è un bene prezioso, non sprecatela a piangere!

Con tutta la mia comprensione e affetto…

Barbara

Libri suggeriti per la lettura, che hanno ispirato me e le mie riflessioni:

  • Liberati dal mal d’amore di Elena-Katharina Sohn 
  • L’amore non basta e L’arte di fare quel cazzo che vi pare di Mark Manson 
  • La coppia che funziona di Eva-Maria Zurhost
  • Attached (Insieme) di Amir Levine e Rachel Heller (il mio preferito in assoluto, quello che si intitolava “Dimmi come ami e ti dirò chi sei” a cui hanno cambiato il titolo… per fortuna!)
  • How to love or leave a dismissive partner di Jeb Kinnison (solo in inglese) 
  • Ansiouxly attached di Jessica Baum (solo in inglese).