visita di un giorno estendibile ad un fine settimana
“La frase Solvitur ambulando; si risolve camminando era parte integrante degli insegnamenti tratti dal labirinto… Era una preghiera itinerante, una danza di meditazione che portava la mente, il corpo e lo spirito insieme in una consapevolezza particolarmente potente. Era attraverso il labirinto che Salomone aveva guadagnato la sua leggendaria saggezza.”
K. McGowan
Quando lessi “Il libro dell’amore” di Kathleen McGowan mi innamorai di Matilde di Canossa. La duchessa fu una donna impavida, forte, disposta a tutto per mantenere potere e territori. Non sono una fan del patriarcato, nemmeno quando questo risiede in una donna, non nascondo che non mi piace il modo in cui Matilde, oramai quarantatreenne, mandò la sua armata a “prelevare” il Duca di Baviera (che allora aveva solo diciassette anni) per portalo a corte, sposarlo e consolidare così le alleanze contro Enrico IV. Si racconta che Matilde aggredì il suo sposo a calci e sputi quando lui la respinse per ben due volte nel letto coniugale. Diciamo che, a ruoli invertiti, la faccenda sarebbe rapimento e tentato stupro.
Pur non approvando la sete di potere di Matilde la stimo infinitamente; in tempi assai ostili alle donne non ha mai visto la sua condizione come limitante o inferiore. Non ha mai dubitato di poter portare avanti il ducato. È stata donna di grandi passioni e ha amato due Papi: Gregorio VII e Urbano II, li ha ospitati nel suo castello per lunghi periodi ignorando il buoncostume dell’epoca. Ha fatto quasi sempre quello che voleva ed è arrivata dove voleva, è una delle tre donne sepolte in S. Pietro (insieme a Cristina di Svezia, Carlotta di Lusignano e Maria Clementina Sobieska) e considerate illuminate. Le riconosco il merito di aver contribuito alla parità di genere e al rispetto per un femminile potente, forte, capace di regnare e, soprattutto, in grado di conservare una spiritualità e un sentiero interiore profondo e ricco. Tra tutte le donne della storia italiana lei è senza dubbio la mia preferita.
La McGowan ipotizza che Matilde e Gregorio VII fossero seguaci di Maria Maddalena e sostenitori dell’amore sacro esattamente come il Re Salomone e la Regina di Saba, cosa molto verosimile. Sono attribuiti a Matilde la costruzione del ponte di Maria Maddalena detto ponte del Diavolo in provincia di Lucca e dell’abazia di Orval in Vallona (Lussemburgo). Secondo la leggenda Matilde perse l’anello nuziale in un fiume vicino all’attuale abazia. Una trota le riportò la fede facendola esclamare dallo stupore: “Questa è davvero una valle d’Oro”. In quel punto esatto sorse Orval, che significa proprio Valle d’oro.
Inizialmente si pensava che la contessa fosse nata a Lucca, in realtà Matilde nacque a Mantova nel 1046 e morì in provincia di Reggio Emilia nel 1115. Fu contessa e Gran contessa di Mantova, Spoleto, Margravia di Toscana, contessa consorte della bassa Lorena, di Verdun e della Baviera. Il suo simbolo è il meraviglioso fiore di melograno portatore di saggezza e reggenza.
Vi indico a seguito un’ iniziativa della regione Emilia-Romagna che è dedicata alle grandi donne del passato; “I castelli delle donne”. Un itinerario proposto in auto gestione per fare conoscere le donne del nostro Medio Evo tra le altre: Matilde di Canossa, Caterina Sforza, Beatrice di Lorena, Bianca Pellegrini, Maria Luigia d’Austria, Maria Bertolani del Rio, Barbara Sanseverino. (Potete trovare tutte le informazioni nell’apposito sito).
Torniamo alla nostra Lucca. Visitare questa città significa entrare in contatto con una simbologia antica e strettamente legata al femminile e al sacro. Vi indico le principali tappe per un itinerario di un giorno. Le informazioni sono informazioni di tipo energetico e simbolico, trovate ogni informazione storica su altri siti e sulle guide classiche della città, il mio messaggio vuole essere un modo diverso di fare turismo che punta alla parte energetica e spirituale del luogo.
San Martino (Duomo): Prima di entrare vi chiedo di soffermarvi davanti alla colonna di destra nel porticato dove è rappresentato il labirinto di Lucca. L’iscrizione riferisce: « Hic quem Creticus edit Daedalus est laberinthus de quo nullus vadere quivit qui fuit intus ni Theseus gratis Ariane stamine jutus », trad. “Questo è il labirinto costruito dal cretese Dedalo di cui nessuno è mai riuscito a trovare l’uscita se non Teseo, grazie al filo di Arianna.” Si racconta che i condannati a morte venissero portati davanti al labirinto e risparmiati se, con il dito, riuscivano a indicarne l’uscita. Il labirinto è da sempre un simbolo di vicinanza a Dio e di ritorno alla fede ma, soprattutto, è un simbolo di connessione con la cultura della Dea.
Il Labirinto è spesso associato all’ascia bipenne (Labrys) da cui si pensa prenda il nome (Labirinto -palazzo delle Labrys). L’ascia bipenne a sua volta è associata alle divinità femminili minoiche e della cultura della Dea. Nel palazzo di Cnosso, a Creta, furono ritrovate diverse asce bipenne e diverse rappresentazioni di labirinti. Spirali e labirinti rappresentano l’acqua e la vita eterna, il ricongiungimento alla forza vitale e, nella cultura della Dea, venivano disegnati su piatti, brocche, o incisi in luoghi di culto. Tra i Celti la forma del labirinto e della spirale sono spesso incise in gioielli, tombe a tumulo (come a Newgrange), spille, anelli, piatti e vasi. Tra la simbologia associata a Maria Maddalena e al suo culto ritroviamo il labirinto, appunto, rappresentato con nove cerchi disegnati intorno a una sfera centrale. Marija Gimbutas nel suo “Il linguaggio della Dea” ci illustra come le forme di spirale e labirinto fossero sacri e connessi alla vita e alla Grande Madre datrice di vita perché il labirinto è la forma che acquisisce il cordone ombelicale nel corpo della madre gestante.
Camminare con passo sicuro verso il centro del labirinto, mantenendo il proprio sentiero e la propria centratura nonostante le varie deviazioni, è indicatore di vera Fede; anche quando sembra che tutto sia confuso e che la strada sia lunga e con molte curve ci si deve concentrare sul fine ultimo e sull’arrivare al centro, visto come rappresentazione di Dio o Dea, ma anche del nostro centro e della nostra visione della vita.
Pratica:
Ritualizzate la visita in questo luogo sacro; immaginatevi mentre camminate il vostro sentiero, quello che vi porta nella vita che davvero desiderate e volete tralasciando perdite di tempo e distrazioni inutili. Il labirinto vi viene in aiuto quando è tempo di fare un grande cambiamento e cominciare a usare l’energia per voi e non per altri. Mentre sei in questo luogo prova a chiederti se c’è qualcosa nella tua vita che è tempo di tralasciare, cosa va eliminato? Come camminare in modo sempre più preciso nella vita che voglio?
Entrando nella chiesa sentirete una particolare energia attiva nella zona vicina al tempietto che ospita il Volto del Santo. Il Volto è un crocefisso ligneo, con il volto perfettamente sovrapponibile alla sacra Sindone, che porta con sé una potente leggenda. Si pensa che questo crocefisso non sia stato scolpito da mano umana; nel corso dei secoli è stato oggetto di miracoli tanto da far crescere la moda di una quantità di crocifissi lignei famosi e miracolosi in tutta Europa. La cosa singolare è che attualmente il Volto del Santo è stato smontato e posizionato in una cripta per il restauro eppure, avvicinandosi al tempio dove viene solitamente conservato, si sente un’energia forte e ben percepibile probabilmente dato anche dalle numerose preghiere recitate dai fedeli.
Singolare è anche il monumento funebre a Ilaria del Carretto. La donna, morta in età giovanile, viene raffigurata con il proprio cane e questo mi ha subito fatto pensare alle principesse egiziane sepolte con i propri animali o alle tombe dell’età della Dea dove spesso venivano trovate all’interno ossa di cane o di gatto. Nel paleolitico seppellire le donne potenti con i propri monili e poi costruirci sopra abitazioni o tempi era un modo di propiziarsi fortuna e protezione degli antenati (Gimbutas – The living goddess). Se ci pensate l’usanza costantiniana delle reliquie ha proprio questo scopo; la diocesi che possedeva maggiori reliquie era la più importante e quella con maggior fattore di protezione per il popolo.
Chiesa di San Michele in Foro: la chiesa è riconoscibile per la magnifica statua dell’Arcangelo che la sovrasta e per una delicata scultura della Madonna con bambino nell’angolo destro della facciata. Al suo interno sono raccolte opere di artisti illustri come i Della Robbia e Filippino Lippi, ma la cosa che risulta particolarmente intuibile è che quasi tutte le statue e i dipinti al suo interno sono femminili.
L’iconografia classica di S. Michele lo vede un guerriero alato con in mano una spada, con cui ci difende dal “male”, e con un piede calpesta il serpente o dragone simbolo del male sconfitto. Nella sua rappresentazione bizantina invece l’angelo tiene in mano un globo. Solo dal VIII sec. circa S. Michele è rappresentato anche in veste di psicopompo: angelo che accompagna le anime nel regno dei morti e le aiuta a trapassare. In questa ultima versione Michele è rappresentato con la spada e la bilancia con la quale soppesa le anime prima del loro viaggio nel regno dei defunti. Meno noto è il fatto che la sua figura è associata all’acqua e alla roccia (tutte le abazie o chiese dedicate al santo hanno vicino una fonte d’acqua considerata più o meno miracolosa come La Sacra di S. Michele in provincia di Torino e l’Abazia di Michaelstein in Sassonia, ecc.). Uno dei possibili motivi di questa associazione è l’antica associazione dell’acqua e dell’Orsa o della Grande Madre alle grotte custodi di vene di acqua sotterranea. Con l’avvento del cattolicesimo, all’ingresso o nei pressi delle grotte dove si pensava ci fosse il diavolo, veniva posta una statua di S. Michele protettore. Con lo stesso principio troverete alcune statue di S. Michele in percorsi mariani come, per esempio, lungo il sentiero che porta a Notre Dame-de-la-Garde a Marsiglia.
Sono diversi i motivi di cui scriverò più avanti che mi fanno associare Michele alla Grande Madre, come suo sostituto alato, cattolico e maschile che ha rimpiazzato un femminile pagano; non a caso il santo viene spesso rappresentato con lunghi capelli e aspetto effemminato.
Secondo la scrittrice americana new age Doreen Virtue, convertita al cattolicesimo nel 2017, l’arcangelo Michele ha la funzione di proteggerci ma anche di aiutarci a tagliare ogni nostra paura affinché, con la mente libera da paura e preoccupazione, possiamo meglio dedicarci alla missione della nostra vita. È con questo spirito che potete entrare a S. Michele, accendendo un lume e chiedendo che arrivi nella vostra vita come Grande Madre e vi aiuti a tagliare ciò che non serve, paure e preoccupazioni, per mandarvi nella vita con vigore ed entusiasmo, aderendo sempre più alle vostre più profonde passioni.
Nel Medio Evo il culto di Michele arcangelo si propagò in tutta Europa, anche a seguito di un’apparizione del Santo in Gargano. La linea di S. Michele viene oggi percorsa da fedeli di tutta Europa; si tratta di una ley lines(linea del terreno a forte intensità energetica) che parte dall’Irlanda e arriva in Terra Santa. Sono sette i monasteri che congiungono i punti che oggi sono diventati una nuova rotta di pellegrinaggio. Devo sottolineare che non esistono documenti scientifici o storici che certifichino l’esistenza delle ley lines, né esistono tracce della volontà di creare una linea di S. Michele eppure, per leggenda o per trasmissione orale, questa linea è assai venerata.
Chiesa di S. Frediano e tomba di Santa Zita: una delle Sante più esportate d’Europa è Santa Zita il cui corpo è custodito a S. Frediano in Lucca. Le sono attribuiti molti miracoli e la sua leggenda ha attraversato nazioni. La sua figura in veste di governante con il grembiule raccolto pieno di fiori o pane è rappresentata in varie chiese dalla Toscana al Veneto al Duomo di Milano.
Giro delle mura: non potete venire qui e perdervi il giro delle mure della città; se la giornata è bella certamente il giro vale in viaggio. Consiglio, se volete, di portarvi delle biciclette con cui muovervi lungo le mure in modo da vedere tutta la città in modo comodo. Se siete a piedi potete scegliere di fare solo una parte del tour, sarà sufficiente per farvi un’idea. Le mura sono visitabili anche all’interno.
Ponte del Diavolo o di Maria Maddalena: per visitare il ponte di Maria Maddalena, la cui costruzione è stata voluta da Matilde di Canossa, è necessario prendere l’auto e dirigersi verso Borgo a Mozzano, lo troverete è inconfondibile. Vale la pena attraversarlo e vedere il paesaggio dall’alto, potete anche attraversarlo desiderando di incontrare un compagno giusto per voi, chissà…
INFORMAZIONI PRATICHE
Ricordo che l’entrata di tutte le chiese a Lucca è a pagamento, controllare gli orari di apertura in anticipo. La visita al ponte è invece libera e gratuita.
Eventi: due sono gli eventi da non perdere o, a seconda dei gusti, da evitare.
Lucca Comix– una bellissima festa per fumettisti, amanti dei manga e cosplayers di tutto il mondo. Si svolge solitamente nel ponte del primo novembre ogni anno.
Lucca Summer Festival – nel mese di luglio, ogni anno, molti artisti internazionali arrivano a suonare qui, vale la pena farci un salto.
Dove mangiare: il mio suggerimento è Soup in town in piazza S. Giusto un piccolo ristorante biologico e vegano del centro. Troverete piatti curati e cucinati con amore e sempre freschi. Vale uno stop anche la pasticceria Taddeucci in piazza S. Michele. Vi consiglio di comprare i pan buccellato, tipico di Lucca, che qui fanno anche in versione vegana.
Prendete un caffè nella piazza dell’anfiteatro e godetevi il passeggio.
Dove dormire: potete muovervi con l’auto verso Montecatini Terme o Bagni di Lucca per trasformare una gita turistica in week end romantico e rilassante alle Terme.
