Donne e lavoro: alcune riflessioni.

Ci sarebbe tanto da dire su come le donne affrontano il mondo del lavoro e su come il mondo lavorativo accoglie le donne. Comincerò dicendo solo alcune delle cose che vorrei portare alla vostra attenzione.

  1. Situazione sociale– Secondo recenti studi l’Italia è il paese europeo dove la scalata sociale è praticamente impossibile. È quasi eroico oggi, in Italia, passare da una fascia sociale bassa ad una superiore, per le donne la situazione è ancora più grave. Sembra che le donne fatichino il doppio solo per la mera sopravvivenza; abbandono degli studi precoce, gravidanze precoci, lavori poco gratificanti e che occupano molte ore, poca imprenditorialità personale e stipendi ridotti a parità di competenze. Non è vero che “se vuoi puoi”, svegliamoci! È così anche per gli uomini, ma per le donne di più perché? Vedi punto 2.
  2. Motivi di genere– Esiste una regola esplicita secondo cui le donne sono balie naturali, quindi, naturalmente, tocca a loro occuparsi della parte emotiva, di cura e accudimento della famiglia (viene definito “secondo turno” la cura dei figli, degli animali, dei genitori, della scuola, della casa, della gestione delle relazioni amicali della coppia, anche di ricordare eventi o compleanni e fare i relativi regali). Molti uomini sono così abituati a questo stereotipo che spesso, quando eseguono lavori in casa, lo fanno appositamente in modo approssimativo in modo che poi la donna possa dire: “Lascia faccio io”. Questo stereotipo include il fatto che sembri normale che le donne debbano essere infelici e insoddisfatte nelle relazioni affettive e nel lavoro (potrei citare innumerevoli testi di canzoni a conferma).
  3. Motivi neurobiologici– Come già detto in precedenza sono formata Somatic Experiencing e conosco l’importanza che rivestono il nostro sistema vagale e la sensazione di sicurezza. Chi ha letto un minimo sulle 4F (fight, fly, freeze e fawn) sa che il nostro bisogno di sentirsi al sicuro e di sopravvivere prevarrà sempre sul nostro desiderio di prosperare e realizzarsi (prima i bisogni primari!). Davanti ad una minaccia il nostro corpo farà di tutto per proteggerci e, oggi, guadagnare poco o non abbastanza è una minaccia a tutti gli effetti! La nostra è una cultura che normalizza livelli tossici di produttività dove risulta dovuto essere sempre disponibili e reperibili, fare sempre di più, non essere mai abbastanza, non fare mai abbastanza fatica, lasciandoci con i nostri bisogni fondamentali di connessione e riposo sempre insoddisfatti. Quando, pur facendo, non riusciamo ad arrivare dove vorremmo ci sentiamo in un continuo stato di sopravvivenza dove l’autorealizzazione è precaria e non arriva mai. (Da un recente studio le donne single senza figli non subiscono questo stress; vivono più a lungo e hanno una vita migliore. Gli uomini single senza figli, al contrario, hanno una vita peggiore dei loro colleghi sposati con figli e hanno un maggior rischio di infarto). Mentre noi donne ci danniamo per rincorrere l’autorealizzazione (non vi dico la quantità di corsi venduti alle donne per capire “i nostri veri talenti”) i nostri bisogni fondamentali urlano e amplificano i nostri sentimenti di scarsità e carenza. Tutti ci chiedono di fare, essere e faticare di più sempre di più e non di meno. Anche quando ci avviciniamo alla nostra realizzazione siamo così stanche che nemmeno ce ne accorgiamo. Sapete che c’è un significativo aumento di tumori a polmoni e seno nelle donne giovani? Ci siamo chieste perché? In tutta questa rincorsa verso la realizzazione, con privazione e sforzo, ci dimentichiamo di noi stesse e ci abbandoniamo, ci rattristiamo, ci affatichiamo e poi entriamo in burn out! Non vi accorgete che la società ci impone una cultura d’urgenza e di pressione che trasforma ogni obiettivo in una minaccia; se ci diamo obiettivi che non raggiungiamo siamo perdenti? Questo non riguarda solo il lavoro ma l’aspetto fisico, il peso, la giovinezza, gli abiti che indossiamo, la salute, la crescita dei figli. Tutti ci spingono ad essere perfette e coprire ogni buco in modo eccellente. Il risultato è un continuo contatto con vergogna, colpa, inadeguatezza con una conseguente pressione sul nostro sistema nervoso senza precedenti che trasforma ogni obiettivo in uno Squidd Game in cui o si vince o si muore; siamo costantemente in sopravvivenza. Mi chiedo cosa accadrà quando l’IA sarà al suo massimo; quando ci verrà chiesto di competere con degli ologrammi che hanno fisici perfetti, parlano dieci lingue e sono sempre pronte a tutto! 

Come esseri umani, ancora prima che come donne, dobbiamo creare un mondo dove non sopravviviamo ma prosperiamo; dove i nostri bisogni sono riconosciuti (da noi prima di tutto), dove riposo e sicurezza sono importanti, dove la gioia è fondamentale e radicale, dove possiamo ottenere anche se non ci sbricioliamo dalla fatica e dall’impegno e dove si riceve anche se non si da fino ad esaurirsi. Dobbiamo comprendere che non possiamo avere tutto e stare bene; a volte dobbiamo rinunciare a qualcosa per realizzare i nostri sogni. È irreale essere business woman sempre attive, ottime madri presenti, perfette amanti e compagne e con corpi al top! Dobbiamo rifiutare messaggi che tra loro sono in contraddizione, non farci atterrire dal senso di inadeguatezza ma andare per la nostra strada; arrivare ad una realizzazione attraverso la gioia, la sicurezza, il riposo il piacere, il gioco. 

Cerchiamo di capire come essere naturalmente produttive; creare una vita in linea con i nostri valori e la nostra etica, lavorare con gioia e includere il lavoro tra le cose “da fare” per prenderci cura di noi. Per me, ad esempio, non sarebbe vita senza scrittura e lettura; non passa giorno che non scriva o non legga per me stessa, questo migliora anche il mio lavoro e la mia crescita ovviamente ma non lo considero affatto un “lavoro”, lo faccio per me, con gioia e pienezza! 

Non vi servono altri corsi o altri attestati che dimostrino quanto siete perfette, vi serve connettervi con quello che avete dentro e tirarlo fuori al meglio, prima di tutto per voi stesse.

Il mio inno di questo periodo? Messy di Lola Young.