LUCCA – ITALIA

visita di un giorno estendibile ad un fine settimana

“La frase Solvitur ambulando; si risolve camminando era parte integrante degli insegnamenti tratti dal labirinto… Era una preghiera itinerante, una danza di meditazione che portava la mente, il corpo e lo spirito insieme in una consapevolezza particolarmente potente. Era attraverso il labirinto che Salomone aveva guadagnato la sua leggendaria saggezza.” 

K. McGowan

Quando lessi “Il libro dell’amore” di Kathleen McGowan mi innamorai di Matilde di Canossa. La duchessa fu una donna impavida, forte, disposta a tutto per mantenere potere e territori. Non sono una fan del patriarcato, nemmeno quando questo risiede in una donna, non nascondo che non mi piace il modo in cui Matilde, oramai quarantatreenne, mandò la sua armata a “prelevare” il Duca di Baviera (che allora aveva solo diciassette anni) per portalo a corte, sposarlo e consolidare così le alleanze contro Enrico IV. Si racconta che Matilde aggredì il suo sposo a calci e sputi quando lui la respinse per ben due volte nel letto coniugale. Diciamo che, a ruoli invertiti, la faccenda sarebbe rapimento e tentato stupro.

Pur non approvando la sete di potere di Matilde la stimo infinitamente; in tempi assai ostili alle donne non ha mai visto la sua condizione come limitante o inferiore. Non ha mai dubitato di poter portare avanti il ducato. È stata donna di grandi passioni e ha amato due Papi: Gregorio VII e Urbano II, li ha ospitati nel suo castello per lunghi periodi ignorando il buoncostume dell’epoca. Ha fatto quasi sempre quello che voleva ed è arrivata dove voleva, è una delle tre donne sepolte in S. Pietro (insieme a Cristina di Svezia, Carlotta di Lusignano e Maria Clementina Sobieska) e considerate illuminate. Le riconosco il merito di aver contribuito alla parità di genere e al rispetto per un femminile potente, forte, capace di regnare e, soprattutto, in grado di conservare una spiritualità e un sentiero interiore profondo e ricco. Tra tutte le donne della storia italiana lei è senza dubbio la mia preferita.

La McGowan ipotizza che Matilde e Gregorio VII fossero seguaci di Maria Maddalena e sostenitori dell’amore sacro esattamente come il Re Salomone e la Regina di Saba, cosa molto verosimile. Sono attribuiti a Matilde la costruzione del ponte di Maria Maddalena detto ponte del Diavolo in provincia di Lucca e dell’abazia di Orval in Vallona (Lussemburgo). Secondo la leggenda Matilde perse l’anello nuziale in un fiume vicino all’attuale abazia. Una trota le riportò la fede facendola esclamare dallo stupore: “Questa è davvero una valle d’Oro”. In quel punto esatto sorse Orval, che significa proprio Valle d’oro.

Inizialmente si pensava che la contessa fosse nata a Lucca, in realtà Matilde nacque a Mantova nel 1046 e morì in provincia di Reggio Emilia nel 1115. Fu contessa e Gran contessa di Mantova, Spoleto, Margravia di Toscana, contessa consorte della bassa Lorena, di Verdun e della Baviera. Il suo simbolo è il meraviglioso fiore di melograno portatore di saggezza e reggenza.

Vi indico a seguito un’ iniziativa della regione Emilia-Romagna che è dedicata alle grandi donne del passato; “I castelli delle donne”. Un itinerario proposto in auto gestione per fare conoscere le donne del nostro Medio Evo tra le altre: Matilde di Canossa, Caterina Sforza, Beatrice di Lorena, Bianca Pellegrini, Maria Luigia d’Austria, Maria Bertolani del Rio, Barbara Sanseverino. (Potete trovare tutte le informazioni nell’apposito sito).

Torniamo alla nostra Lucca. Visitare questa città significa entrare in contatto con una simbologia antica e strettamente legata al femminile e al sacro. Vi indico le principali tappe per un itinerario di un giorno. Le informazioni sono informazioni di tipo energetico e simbolico, trovate ogni informazione storica su altri siti e sulle guide classiche della città, il mio messaggio vuole essere un modo diverso di fare turismo che punta alla parte energetica e spirituale del luogo.

San Martino (Duomo): Prima di entrare vi chiedo di soffermarvi davanti alla colonna di destra nel porticato dove è rappresentato il labirinto di Lucca. L’iscrizione riferisce: « Hic quem Creticus edit Daedalus est laberinthus de quo nullus vadere quivit qui fuit intus ni Theseus gratis Ariane stamine jutus », trad. “Questo è il labirinto costruito dal cretese Dedalo di cui nessuno è mai riuscito a trovare l’uscita se non Teseo, grazie al filo di Arianna.” Si racconta che i condannati a morte venissero portati davanti al labirinto e risparmiati se, con il dito, riuscivano a indicarne l’uscita. Il labirinto è da sempre un simbolo di vicinanza a Dio e di ritorno alla fede ma, soprattutto, è un simbolo di connessione con la cultura della Dea. 

Il Labirinto è spesso associato all’ascia bipenne (Labrys) da cui si pensa prenda il nome (Labirinto -palazzo delle Labrys). L’ascia bipenne a sua volta è associata alle divinità femminili minoiche e della cultura della Dea. Nel palazzo di Cnosso, a Creta, furono ritrovate diverse asce bipenne e diverse rappresentazioni di labirinti. Spirali e labirinti rappresentano l’acqua e la vita eterna, il ricongiungimento alla forza vitale e, nella cultura della Dea, venivano disegnati su piatti, brocche, o incisi in luoghi di culto. Tra i Celti la forma del labirinto e della spirale sono spesso incise in gioielli, tombe a tumulo (come a Newgrange), spille, anelli, piatti e vasi.  Tra la simbologia associata a Maria Maddalena e al suo culto ritroviamo il labirinto, appunto, rappresentato con nove cerchi disegnati intorno a una sfera centrale. Marija Gimbutas nel suo “Il linguaggio della Dea” ci illustra come le forme di spirale e labirinto fossero sacri e connessi alla vita e alla Grande Madre datrice di vita perché il labirinto è la forma che acquisisce il cordone ombelicale nel corpo della madre gestante.

Camminare con passo sicuro verso il centro del labirinto, mantenendo il proprio sentiero e la propria centratura nonostante le varie deviazioni, è indicatore di vera Fede; anche quando sembra che tutto sia confuso e che la strada sia lunga e con molte curve ci si deve concentrare sul fine ultimo e sull’arrivare al centro, visto come rappresentazione di Dio o Dea, ma anche del nostro centro e della nostra visione della vita. 

Pratica:

Ritualizzate la visita in questo luogo sacro; immaginatevi mentre camminate il vostro sentiero, quello che vi porta nella vita che davvero desiderate e volete tralasciando perdite di tempo e distrazioni inutili. Il labirinto vi viene in aiuto quando è tempo di fare un grande cambiamento e cominciare a usare l’energia per voi e non per altri. Mentre sei in questo luogo prova a chiederti se c’è qualcosa nella tua vita che è tempo di tralasciare, cosa va eliminato? Come camminare in modo sempre più preciso nella vita che voglio?

Entrando nella chiesa sentirete una particolare energia attiva nella zona vicina al tempietto che ospita il Volto del Santo. Il Volto è un crocefisso ligneo, con il volto perfettamente sovrapponibile alla sacra Sindone, che porta con sé una potente leggenda. Si pensa che questo crocefisso non sia stato scolpito da mano umana; nel corso dei secoli è stato oggetto di miracoli tanto da far crescere la moda di una quantità di crocifissi lignei famosi e miracolosi in tutta Europa. La cosa singolare è che attualmente il Volto del Santo è stato smontato e posizionato in una cripta per il restauro eppure, avvicinandosi al tempio dove viene solitamente conservato, si sente un’energia forte e ben percepibile probabilmente dato anche dalle numerose preghiere recitate dai fedeli.

Singolare è anche il monumento funebre a Ilaria del Carretto. La donna, morta in età giovanile, viene raffigurata con il proprio cane e questo mi ha subito fatto pensare alle principesse egiziane sepolte con i propri animali o alle tombe dell’età della Dea dove spesso venivano trovate all’interno ossa di cane o di gatto. Nel paleolitico seppellire le donne potenti con i propri monili e poi costruirci sopra abitazioni o tempi era un modo di propiziarsi fortuna e protezione degli antenati (Gimbutas – The living goddess). Se ci pensate l’usanza costantiniana delle reliquie ha proprio questo scopo; la diocesi che possedeva maggiori reliquie era la più importante e quella con maggior fattore di protezione per il popolo.

Chiesa di San Michele in Foro: la chiesa è riconoscibile per la magnifica statua dell’Arcangelo che la sovrasta e per una delicata scultura della Madonna con bambino nell’angolo destro della facciata. Al suo interno sono raccolte opere di artisti illustri come i Della Robbia e Filippino Lippi, ma la cosa che risulta particolarmente intuibile è che quasi tutte le statue e i dipinti al suo interno sono femminili.

L’iconografia classica di S. Michele lo vede un guerriero alato con in mano una spada, con cui ci difende dal “male”, e con un piede calpesta il serpente o dragone simbolo del male sconfitto. Nella sua rappresentazione bizantina invece l’angelo tiene in mano un globo. Solo dal VIII sec. circa S. Michele è rappresentato anche in veste di psicopompo: angelo che accompagna le anime nel regno dei morti e le aiuta a trapassare. In questa ultima versione Michele è rappresentato con la spada e la bilancia con la quale soppesa le anime prima del loro viaggio nel regno dei defunti. Meno noto è il fatto che la sua figura è associata all’acqua e alla roccia (tutte le abazie o chiese dedicate al santo hanno vicino una fonte d’acqua considerata più o meno miracolosa come La Sacra di S. Michele in provincia di Torino e l’Abazia di Michaelstein in Sassonia, ecc.). Uno dei possibili motivi di questa associazione è l’antica associazione dell’acqua e dell’Orsa o della Grande Madre alle grotte custodi di vene di acqua sotterranea. Con l’avvento del cattolicesimo, all’ingresso o nei pressi delle grotte dove si pensava ci fosse il diavolo, veniva posta una statua di S. Michele protettore. Con lo stesso principio troverete alcune statue di S. Michele in percorsi mariani come, per esempio, lungo il sentiero che porta a Notre Dame-de-la-Garde a Marsiglia. 

Sono diversi i motivi di cui scriverò più avanti che mi fanno associare Michele alla Grande Madre, come suo sostituto alato, cattolico e maschile che ha rimpiazzato un femminile pagano; non a caso il santo viene spesso rappresentato con lunghi capelli e aspetto effemminato. 

Secondo la scrittrice americana new age Doreen Virtue, convertita al cattolicesimo nel 2017, l’arcangelo Michele ha la funzione di proteggerci ma anche di aiutarci a tagliare ogni nostra paura affinché, con la mente libera da paura e preoccupazione, possiamo meglio dedicarci alla missione della nostra vita. È con questo spirito che potete entrare a S. Michele, accendendo un lume e chiedendo che arrivi nella vostra vita come Grande Madre e vi aiuti a tagliare ciò che non serve, paure e preoccupazioni, per mandarvi nella vita con vigore ed entusiasmo, aderendo sempre più alle vostre più profonde passioni.

Nel Medio Evo il culto di Michele arcangelo si propagò in tutta Europa, anche a seguito di un’apparizione del Santo in Gargano. La linea di S. Michele viene oggi percorsa da fedeli di tutta Europa; si tratta di una ley lines(linea del terreno a forte intensità energetica) che parte dall’Irlanda e arriva in Terra Santa. Sono sette i monasteri che congiungono i punti che oggi sono diventati una nuova rotta di pellegrinaggio. Devo sottolineare che non esistono documenti scientifici o storici che certifichino l’esistenza delle ley lines, né esistono tracce della volontà di creare una linea di S. Michele eppure, per leggenda o per trasmissione orale, questa linea è assai venerata.

Chiesa di S. Frediano e tomba di Santa Zita: una delle Sante più esportate d’Europa è Santa Zita il cui corpo è custodito a S. Frediano in Lucca. Le sono attribuiti molti miracoli e la sua leggenda ha attraversato nazioni. La sua figura in veste di governante con il grembiule raccolto pieno di fiori o pane è rappresentata in varie chiese dalla Toscana al Veneto al Duomo di Milano.

Giro delle mura: non potete venire qui e perdervi il giro delle mure della città; se la giornata è bella certamente il giro vale in viaggio. Consiglio, se volete, di portarvi delle biciclette con cui muovervi lungo le mure in modo da vedere tutta la città in modo comodo. Se siete a piedi potete scegliere di fare solo una parte del tour, sarà sufficiente per farvi un’idea. Le mura sono visitabili anche all’interno.

Ponte del Diavolo o di Maria Maddalena: per visitare il ponte di Maria Maddalena, la cui costruzione è stata voluta da Matilde di Canossa, è necessario prendere l’auto e dirigersi verso Borgo a Mozzano, lo troverete è inconfondibile. Vale la pena attraversarlo e vedere il paesaggio dall’alto, potete anche attraversarlo desiderando di incontrare un compagno giusto per voi, chissà…

INFORMAZIONI PRATICHE

Ricordo che l’entrata di tutte le chiese a Lucca è a pagamento, controllare gli orari di apertura in anticipo. La visita al ponte è invece libera e gratuita.
 
Eventi: due sono gli eventi da non perdere o, a seconda dei gusti, da evitare. 
Lucca Comix– una bellissima festa per fumettisti, amanti dei manga e cosplayers di tutto il mondo. Si svolge solitamente nel ponte del primo novembre ogni anno.
Lucca Summer Festival – nel mese di luglio, ogni anno, molti artisti internazionali arrivano a suonare qui, vale la pena farci un salto.
 
Dove mangiare: il mio suggerimento è Soup in town in piazza S. Giusto un piccolo ristorante biologico e vegano del centro. Troverete piatti curati e cucinati con amore e sempre freschi. Vale uno stop anche la pasticceria Taddeucci in piazza S. Michele. Vi consiglio di comprare i pan buccellato, tipico di Lucca, che qui fanno anche in versione vegana.
Prendete un caffè nella piazza dell’anfiteatro e godetevi il passeggio.
 
Dove dormire: potete muovervi con l’auto verso Montecatini Terme o Bagni di Lucca per trasformare una gita turistica in week end romantico e rilassante alle Terme.

Il labirinto, S. Martino, particolare della pavimentazione, S. Michele, Madonna con bambino a S. Michele, piazza dell’anfiteatro, Soup in town, ponte della Maddalena.

EQUINOZIO D’AUTUNNO: PERCHE’ SCENDERE NELL’ADE?

(Post al femminile che può essere letto anche al maschile)

Siamo entrati nell’autunno, nel mio libro (Il potere della cerchia) spiego che questo è il momento dell’anno in cui noi, insieme a Persefone, scendiamo nell’Ade e vi restiamo fino a primavera. Nel mito di Persefone la sua discesa nell’Ade avviene attraverso un rapimento che Ade appunto, signore del regno di sotto, attua nei confronti di Persefone. Invaghitosi di questa la fa sprofondare in una crepa del terreno, e la tiene prigioniera per tutto l’inverno lasciando Demetra, Dea della Terrra e madre di Persefone, senza figlia per sei mesi. Nella mitologia questo rapimento coincide con la tristezza e la desolazione di Demetra che, per guarirsi da questo lutto, smette di fiorire e fa arrivare l’inverno. Così i greci spiegavano l’alternarsi delle stagioni in modo creativo e piuttosto patriarcale. 

Ma questo cosa significa in termini pratici?

Personalmente non credo che serva il rapimento da parte di un maschile per trovarci a fare i conti con parti profonde di noi, siamo capacissime da sole. Quindi cercherò di spiegare come e perché questo deve accadere!

Crescendo, ognuno di noi assorbe il fallimento ambientale della famiglia in cui cresce negando parti di sé; smettiamo di provare rabbia se questa non è ben accetta in famiglia, smettiamo di piangere perché diamo fastidio a papà, di portare i nostri bisogni perché tanto non vengono mai soddisfatti, smettiamo di avere fiducia che qualcuno faccia qualcosa per noi e facciamo da soli, ecc… Abdichiamo a parti fondamentali interne e vere che possediamo, per creare un falso sé che va nel mondo al posto nostro e finge di essere qualcuno migliore; più intelligente, più amorevole, più spirituale, mai triste, mai materiale, sempre disponibile, ecc…

Andare nel mondo sempre con un falso sé è costoso in termini di autenticità e di capacità di connettersi al proprio cuore. 

Ma come avviene la formazione di un sé non autentico?

Quando il fallimento ambientale accade, e i nostri genitori non sono in grado di accoglierci per intero, noi interiorizziamo questo fallimento come completamente nostro e lo internalizziamo come vergogna, decidiamo che noi siamo bimbi cattivi che fanno cose non amabili e cominciamo a creare una versione più amabile di noi. Per un bimbo non esiste il pensiero “I miei sono inadeguati” ma solo il pensiero “Io non sono amabile” e quindi farò di tutto per rendermi amabile. Costruirò un essere così “giusto” che, a quel punto, non potranno non amare. Continuare a migliorarsi mantiene nutrita la speranza che nel mondo, da qualche parte, ci sia amore e sia per noi. A quel punto le cose andranno bene, tutti saremo felici. (Molte volte da adulti ci affidiamo a guru o politici con il pensiero che “Lui è quello giusto, Lui salverà il mondo”, finalmente tutto poi andrà bene, saremo liberi, ecc….). Sappiamo che non andrà così vero?

Da bambini non potevamo fare diversamente ovvio, ma ora? Perché continuiamo a fare così?

Una volta imparato a funzionare con un falso sé, negare la propria agency, negare il proprio potere, tornare al sé autentico è molto difficile e spaventoso. 

Poi viene quel periodo dell’anno in cui, anche senza volere, arriva il pensiero di morte della stagione autunnale ed invernale, arriva la tristezza, le cose non risolte emergono e noi siamo costrette a guardarci dentro in un modo diverso e più autentico.

Ritornare ad andare dentro di noi, piuttosto che fuori, significa tornare alla nostra “Casa-Anima” in quel luogo in cui, anticamente, nessuna delle nostre parti era negata o scissa, tutto in noi era buono per la nostra natura e crescita. Nella fiaba “Pelle di foca, pelle d’anima” (Donne che corrono coi lupi) era un rimettersi la pelle selvaggia della foca e ritornare negli abissi del mare abbandonando, se necessario, anche un marito e un figlio. Per Persefone è scendere nel buio della Terra e starci fino a che buona parte sia stata integrata per poi riaffiorare e fiorire. Nel mito, Persefone torna alla Terra tutti gli anni, perché il lavoro interiore è fatto a più livelli, di più strati.

È molto importante avere il coraggio di scendere nella Terra o (nell’acqua profonda) e guardare queste parti negate e disconnesse, potere provare compassione e amore per la bambina che eravamo, e riportare ogni parte di noi a casa. Ritornare ad un sé intero invece che parziale ci permette di essere più in grado di: smettere di biasimare sé stessi o altri, smettere di giudicare sé stessi o altri, smettere di odiare sé stessi, sciogliere l’identificazione basata sulla vergogna che ci portiamo appresso, avere più capacità di ascolto delle nostre sensazioni, non sentirci più senza speranza o con destino avverso, mettere confini adeguati, avere relazioni migliori e anche una salute fisica migliore.

Aiutare a tornare “a casa” è il lavoro che ho scelto di fare.

Ma quando ho fatto il lavoro poi devo agire?

No! Avere accesso a più capacità e agire sono due processi differenti:

  1. Avere più capacità o agency: significa riconoscere, attraverso un percorso personale, che io ho un ruolo, che gioco una parte importante nelle relazioni e che la vita “non mi accade” ma io ci metto del mio. Questo è il processo interiore che accompagna anche la riscoperta di parti negate, l’integrazione di emozioni a volte scomode, l’uscita dalla vittima.
  2. Una volta che ho fatto questo processo di integrazione mi sento più forte, più autentica quindi, se voglio, posso agire di conseguenza ma il processo è già fatto. Es: se mi accorgo che nego sempre i miei bisogni in favore di altri posso esplorare la mia responsabilità nel non comunicare mai ciò che mi serve e, una volta integrata la parte di me “bisognosa” posso sentirmi più autentica (Agency). Poi, se voglio, comincio a portare i miei bisogni in relazione più spesso (che non significa faccio sempre ciò che voglio!).

Spero che questo scritto, che purtroppo è riduttivo rispetto a quanto avrei voluto scrivere, vi sia comunque utile per comprendere che ci sono processi che vanno fatti se si vuole la vita che ci piace.

Buon Autunno a tutti.

LOVESICKNESS- MAL D’AMORE

Ho notato che non parlo mai di mal d’amore nei miei post e articoli, non perché non sia un disagio diffuso ed estremamente importante, ma solo perché nella vita ho sofferto di più per altri traumi che per amore e così tendo a parlare di quelli. Ho sperimentato ampiamente, in passato, cosa significhi patire per amore e ne ricordo perfettamente ogni sfumatura. In studio ultimamente mi ritrovo spesso a parlare di mal d’amore, più spesso di quanto mi capitasse in passato. Ho deciso quindi di dedicare un articolo a questo argomento sperando di aiutare chi soffre e sente che “la vita ora non ha più senso”, “non sarò mai più felice”. Ovviamente non è così ma, in quei momenti, questo è quello che si pensa… che tutti abbiamo pensato almeno una volta. 

Spero che questo mio scritto possa alleggerire il dolore e farvi comprendere che c’è una sola relazione che non potete MAI perdere; quella con voi stessi.

Ho delle idee sulle relazioni affettive che ho maturato dopo anni di lavoro e di esperienze personali. Proverò a spiegare alcune di questi pensieri in breve. 

Ci sposiamo sempre per un motivo, ma solitamente questi motivi valgono solo come indicatori di deficit mi manca… e lui/lei mi riempie quella mancanza. Questo motivo non è un buon motivo per iniziare una relazione o sposarsi.

BAMBINI IN RELAZIONE

Se non ci siamo occupati dei nostri dolori e delle nostre ferite in modo adeguato, quando entriamo in relazione chiediamo all’altra persona di occuparsene al posto nostro. Per questo motivo spesso ci sposiamo o stiamo con qualcuno; una donna che sposa l’uomo che si occuperà della parte economica o pratica della coppia (soldi e lavoretti pratici in casa), un uomo che sposa una donna perché si occuperà del suo nutrimento e di quello dei futuri figli (cucinare, lavare, stirare), un uomo sposa una donna perché (agli occhi degli amici) è la donna perfetta, donne e uomini si sposano perché vogliono una famiglia e hanno paura della solitudine, ecc…

Per lo stesso motivo si tradisce; quando abbiamo bisogno di incontrare una nuova parte di noi tradiamo. Quello che vogliamo si poteva ottenere anche con il vecchio partner ma tradire e cominciare con il nuovo è spesso più facile. La propulsione che dona una nuova relazione è così forte che può essere equiparata alla guarigione da una brutta malattia, ci illudiamo quindi che questa volta è quella buona! In realtà sì e no, mi spiego; tutto è possibile anche nella vecchia relazione ma serve guardarsi molto bene dentro senza scuse e bugie, essere sé stessi nella verità, mettere confini, rischiare di ferire o deludere in modo grave l’altro e a volte i figli, abbandonare la comodità, rinunciare ad accordi taciti e a compromessi scomodi e mentre si fa questo accettare di non essere né capiti né approvati (spesso additati come squilibrati). Capirete che dire “Mi sono innamorat* di x e ti lascio” è più facile. La terapeuta tedesca Eva-Maria Zurhorst sostiene che:

Non esiste un compito più grande per un essere umano di quello di superare sempre e continuamente sé stess* e di incontrarsi ad un livello sempre più profondo. Il presupposto per riuscire a vivere veramente questo incontro con sé stessi è quello di incontrare davvero l’altra persona. Un incontro che con il tempo ci mostrerà che non abbiamo bisogno dell’esterno.”

Quello che consiglio io è farvi aiutare a comprendere che, ogni volta che si va in relazione, si attivano dinamiche antiche di attaccamento perciò: se da neonata ho rinunciato a qualcosa di fondamentale oggi mi sentirò sola, spaventata e impaurita se non ricevo quella stessa cosa dal mio partner. Se da adolescente ho sono stato un ragazzino umiliato e maltrattato dentro custodisco ancora quel ragazzino che, anche se il mio corpo è adulto, entra in una relazione proprio come allora. Tutto questo influenza la vita affettiva di oggi in cui chiederò protezione e salvezza al mio partner mentre sono io che devo farci qualcosa, non il mio partner. Cercate di guarire le vostre parti doloranti poi deciderete cosa fare con vostro marito o compagno… meglio lasciare? Si a volte è necessario ma a volte no. Comprenderlo è importante per la vostra relazione di oggi e per quelle future.

Ma come anticipare il mal d’amore? Oltre a guardar bene le vostre ferite vi elenco a seguito alcune riflessioni per evitarvi errori che tutti abbiamo fatto in passato.

FANTASIE VS REALTA’

Abbiamo molti modi per proteggerci dal dolore, dalla vergogna, dal rifiuto o dalle delusioni, uno di questi è fantasticare. Spesso la relazione che viviamo nella testa non è la stessa che esiste nella realtà. Ingigantiamo o sminuiamo fatti accaduti per proteggerci dal dolore o dal fatto che quella relazione, in cui abbiamo tanto investito, andrebbe terminata. Cugina delle fantasie è la brutta abitudine di dare importanza più alle parole, o ai messaggi carini, che ai fatti. Mi spiego: se qualcuno ci dice che non vede l’ora di vederci ma poi non è mai disponibile, gli amici vengono prima o il lavoro ha la priorità, quello che dice NON È la realtà, i fatti invece lo sono. Quindi il mio consiglio numero uno è abbandonare le fantasie e stare con i fatti. Questo vi aiuterà ad attrarre meno persone non disponibili, ad essere più oneste con voi stessi, ad abbandonare i luoghi dove non c’è nulla di buono per voi in favore a quelli dove c’è tanto di buono per voi.

So bene che ci costa caro essere onesti, fare e abbandonare le nostre fantasie ma so anche che alla lunga paga e ci rende più adulti e più felici. 

Molte delle modalità che usiamo in relazione possono spesso essere classificate come “disturbi dell’attaccamento” ovvero comportamenti disfunzionali che abbiamo appreso quando abbiamo imparato a stare in relazione cioè da molto piccoli, nella relazione primaria con i nostri genitori. Un professionista vi aiuterà a identificare il vostro schema ripetitivo e adattativo e a comprendere perché vi comportate sempre in un certo modo, o scegliete sempre un certo tipo di partner. Ricordate se tutti i/le partner che incontrate sono stronzi/e questi “tutti” hanno un unico elemento in comune VOI! Quindi l’unico modo per non inciampare più in partner non disponibili, fuggitivi, evitanti, ansiosi, violenti, non affettuosi, ecc… è lavorare per cambiare il vostro modo di stare in relazione.

Per riassumere le prime regole e le più importanti sono:

  1. Abbandonare ogni fantasia e stare con la realtà,
  2. Dare più importanza ai fatti che alle parole carine,
  3. Esplorare e comprendere i nostri schemi adattativi in relazione (sia amicale che affettiva) e capire perché davanti ad una certa modalità ci comportiamo sempre nello stesso modo.

VULNERABILITA’ E CONFINI

Affinché una relazione funzioni vanno stabiliti confini molto chiari, e questo va a braccetto con il parlare e portare alla luce le nostre vulnerabilità in modo serio però! Cosa intendo; ho conosciuto persone che, sapendo che la vulnerabilità è un punto cruciale nel saper stare in relazione, la fingono. Condividono la vulnerabilità solo dove, come e quando fa comodo loro e se ne stimano, così controllano nuovamente la relazione senza mettersi veramente in gioco. Ecco in questo post intendo la vera vulnerabilità, non quella recitata.

Stabilire confini significa dire quello che non mi sta bene o mi ferisce e quello che invece mi piace e, nelle relazioni amorose dove c’è un’intimità fisica, questo è fondamentale. 

Esempio: “Sto cercando una relazione di condivisione profonda e intima e non una storiella breve. Quando ti comporti così mi sento rifiutata. Vorrei una persona che avesse cura per me. Ho bisogno che dividiamo i lavori in casa perché sento che tutto sulle mie spalle è troppo per me, ecc…” La parte più importante di mostrare vulnerabilità e dare confini e farli rispettare! Non basta stabilire i nostri confini in relazione, serve che li facciamo rispettare con i fatti. Se chiedo una relazione esclusiva e il mio partner invece tradisce in modo seriale chiaramente la relazione va terminata. Vorrei anche dire che in relazione servono aspettative chiare. Mi spiego; so che in un mondo perfetto e illuminato le aspettative non sono etiche e fanno male ad entrambi i componenti della coppia ma, in un mondo in cui tutti veniamo da attaccamenti disfunzionali, se non ci aspettiamo nulla dal partner questo è quello che otterremo… nulla.

Per questo motivo è importante stabilire i confini e dirsi spesso come questi confini sono cambiati. All’inizio della relazione tutto va bene ma poi le cose mutano e magari ci aspettiamo una convivenza, dei figli, un progetto comune, un’esclusività, cura, sostegno, presenza, ecc… Non siamo tutti uguali e ognuno ha esigenze diverse ma queste vanno sempre comunicate e discusse in coppia. Una coppia sana è quella che si confronta, che non teme il conflitto e che non tace solo perché è più comodo o ha paura di perdere l’altro o di ferirlo. Il confronto adulto è fondamentale per il benessere proprio e della relazione.

Se rimandate il confronto e mantenete una relazione “nebulosa” per paura o pigrizia, questa confusione e non chiarezza occuperà molto spazio nella vostra testa e dentro la coppia. Prima o poi esploderete o coverete rancore o userete ripicche, questo non solo non ha senso se ci si ama, ma innesca una catena di dolore e ferite reciproche che sarà difficile recuperare.

Fate quello sforzo e parlate, se lo fate con il cuore nessuno sarà ferito.

VALORI CONDIVISI

Tutti chiediamo di essere amati e visti per quello che veramente siamo. Tutti vogliono amare ed essere amati nel modo più profondo ed autentico possibile. Eppure, nei primi appuntamenti, ci presentiamo, vestiamo, atteggiamo al meglio di noi o, in certi casi, come pensiamo che il nostro futuro partner ci voglia (quindi dissimuliamo qualcosa che non siamo). Piuttosto assurdo vero? Non tanto, è molto comune in realtà, io l’ho fatto in passato… voi no?

Penso sia fallimentare “pubblicizzarci” per ciò che non siamo. Portare subito i nostri valori in relazione è fondamentale per scoprire se la relazione potrà funzionare, al contrario potrebbe partire benissimo e, una volta che ci mostriamo, scoprire che abbiamo speso mesi ad investire in una relazione con una persona che non c’entra nulla con noi. Pensate se io avessi accettato di uscire con uno in fissa per lo sci d’altura, tutti i week end a sciare; io odio lo sci… una tortura!

Scherzi a parte, personalmente non potrei stare mai con chi non ha cura di persone e cose, non rispetta e ama gli animali, o non ha un animo buono e onesto. Non potrei stare con chi manipola, con chi non ama mio figlio, o anche solo con chi ha sogni tanto diversi dai miei; che progetto comune potremo costruire insieme? 

Dichiarare subito i propri valori è fondamentale in amore e anche in amicizia. 

Se esco con un* chef dovrò mettere in conto che passerò sol* serate, week end, festività e nottate. Mi sta bene? All’inizio ci diciamo tutti di si tanto poi le cose cambieranno, beh non cambiano, non lo fanno mai. Avere le idee chiare sui nostri valori è fondamentale in amore e nella vita. 

Che vita volete? Fatta di cose semplici, con relazioni profonde e un lavoro che amate, anche se non vi fa ricchi, o preferite una vita più movimentata fatta di cambiamenti, di un lavoro intenso e una vita piena ma con poco tempo per le relazioni? Ve lo siete mai chiesto e se si avete pensato di condividerlo con il vostro partner?

Se avete risposto voglio essere ricc* e avere successo ed essere felice vi siete chiesti se siete innamorati dell’idea finale senza prendere in considerazione che questo risultato si ottiene con sforzo, fatica, molte ore di lavoro, poco tempo in famiglia, tante rinunce e molte notti insonni? Siete disposti a fare la strada che serve per arrivare fino a lì e … il vostro partner?

Sappiamo tutti che non si può voler avere un bel corpo senza mangiare bene, fare moto e sacrifici, non ci si sveglia magri come non ci si sveglia ricchi. E voi che sacrificio siete disposti a fare? Stessa cosa vale per l’amore; sento spesso dire vorrei una relazione nutriente e profonda, ma siete disposti a lavorare per costruirla? A rischiare di soffrire, di dovervi mettere in discussione, rinunciare a qualche vostra abitudine per includere l’altro?

Pensateci…

MAL D’AMORE

Arriviamo al punto più importante. State soffrendo per amore e vi sembra che la vita sia vuota e non amerete più o non incontrerete più qualcuno di così speciale? Credetemi non è vero! 

Se qualcuno vi lascia non vi toglie la capacità di amare, di vivere, di realizzarvi nella vita, di avere un’altra relazione, di amare la vita. Vi toglie la sua presenza non la vostra vitalità. La famosa riparatrice di cuori tedesca Elena-Katharina Sohn suggerisce un programma per risollevarsi dopo una batosta amorosa. Il programma sostiene quello che tutti abbiamo applicato per anni senza aver letto il libro, tuttavia, è utile avere una sorta di schema da seguire e sapere che, piano piano, si torna alla vita e si smette di piangere. Ai punti indicati da Katharina ne ho aggiunti alcuni che ho visto essere efficaci (sia per esperienza personale che per pratica in studio):

  1. Mangiare, dormire in modo regolare e non annegare nell’alcol. Abbiamo provato tutti la chiusa allo stomaco che viene dopo una perdita. Lasciarsi deperire, non dormire, bere molto o intossicarsi con sostanze non ci riporta l’altro. In questa fase è importante potersi alimentare in modo corretto e, se non si ha fame, ingerire cibi sani calorici e proteici. Dormire e prendersi cura di sé, anche se non è facile, deve essere fatto! Trascurarsi può funzionare per qualche giorno ma non avere cura di sé per molte settimane/mesi significa compromettere gravemente la psiche, rischiare di non riuscire a recuperare né fisicamente né psicologicamente e restare bloccati in una fase di auto commiserazione e distruzione. Sforzatevi di curarvi. Se non riuscite dovete immediatamente consultare un professionista dell’aiuto o il vostro medico.
  2. Parlare con qualcuno di quanto accaduto, ma che sia qualcuno di qualità! Va bene un terapeuta/counsellor, o un’amica, l’importante è che siate compresi, visti, ascoltati e aiutati in modo corretto. Quando, dopo 7 mesi, ancora dite le stesse cose allora questa persona vi dovrà aiutare a comprendere che è il momento di muoversi piano piano fuori dalla zona di dolore confort e passare alla ripresa. Scegliete persone che non minimizzino e sappiano accogliervi nel dolore altrimenti vi sentirete ancora più desolati.
  3. Evitate ogni strategia di recupero. Se la persona dice che non vuole stare con voi probabilmente è vero! Farsi fantasie sul fatto che dice una cosa ma ne pensa un’altra è piuttosto inutile. Forse tornerete insieme o forse no, certamente non sarà ora! Lasciate tempo affinché tutto si depositi ed evitate umiliazioni, insistenze e l’incapacità di ricevere un no. Occupatevi di voi, fatevi aiutare da un professionista a rimettervi in sesto. Conservate la dignità; perdere un amore e perdere la dignità, alla lunga, hanno due pesi ben diversi e diverse ripercussioni sulla vostra autostima. 
  4. Tagliate ogni contatto social. Per quanto la curiosità di vedere se lui/lei soffre come soffri tu, o se si è giù messo con un nuovo partner sia infinita meglio non farsi del male gratuitamente. Proteggete il vostro cuore, almeno nella fase iniziale della rottura, non esponetevi costantemente a nuovi dolori. Chiedete agli amici comuni di non parlarvi del vostro ex, tutelatevi. 
  5. Lista salva dignità. Scrivete una lista dettagliata di cosa non andava bene in questa relazione e del perché non dovreste insistere nel’ accattonare amore. Scrivete poi una lista analoga su cosa volete da un amore come ad esempio: sentirsi rispettate, pensate con cura e amore, ecc… Tenete queste liste nel portafoglio e leggetele ogni volta che vi viene l’idea di scrivere al vostro ex partner per supplicarl* di tornare.
  6. La dott.ssa Sohn suggerisce di scrivere una lunga lettera/e-mail dove vi chiarite con il vostro ex. Anche per me scrivere può rivelarsi importante per fare il punto di dove siete, ma suggerisco di non condividerla (vedi punto 3). In realtà se scriverete questa mail lo farete con l’intento di recuperare la relazione e, forse, ne scriverete altre e ancora altre, sentirete che manca proprio quella cosa lì che non avete detto… entrate così in un gioco al massacro per entrambi! Consiglio di chiarire quando avviene la rottura e dire tutto quello che va detto, poi chiudere la comunicazione. Tenere aperto quel canale vi fornirebbe false speranze e inutili sofferenze.
  7. Fai qualcosa per la tua autostima. Quando perdiamo l’amore spesso mettiamo in discussione il nostro valore. Questo è sbagliato, ma si sa che accade e fa un sacco male! In questa fase è quindi indispensabile fare qualcosa che ci aiuti a risollevare il nostro valore. Può essere utile fare esercizi corporei mirati (pesi, corpo libero, yoga, meditazione somatica, esercizi di respiro, lavori di radicamento corporeo, pugilato o arti marziali per rafforzare braccia e spalle che sono collegate al cuore), riconnetterci al corpo, e alla nostra forza fisica, ci aiuta a sentirci meglio con noi stessi e a aderire meglio alla realtà. Molto importante è anche ristabilire un contatto; spesso la fisicità che esiste in relazione viene a meno improvvisamente, con la rottura del rapporto, e ci manca essere toccati o abbracciati. Regalarsi un massaggio delicato e amorevole da un* professionista preparato è un modo efficace per sentire che siamo ancora esseri corporei e sensuali e per nutrire la pelle che, in questi casi, ha sete di abbracci e affetto.
  8. Organizza i giorni di festa o i momenti potenzialmente più “vuoti”. Sappiamo tutti che i sabati e le domeniche o le feste possono essere i giorni dove la tristezza fa maggiormente capolino. Organizzatevi in anticipo per non passarli a letto a piangere. Passeggiate, andate in natura, vedete gli amici o, se non sapete cosa fare, andate a fare volontariato. A volte, dopo una rottura, ci si trova con tanto amore che non si sa dove mettere visto che l’altro non lo vuole più, darlo ad animali bisognosi o aiutare chi sta peggio di noi non è una brutta idea…
  9. Rendi la tua casa un nido. Se quella che si è rotta era una convivenza tutto in casa vi ricorderà l’amore perduto. Cercate di rinnovare la casa: ridipingete, spostate mobili, cambiate i piatti, comprate fiori nuovi ogni giorno per voi stessi, cambiate i tappeti o le tende, insomma cercate di rinnovare l’energia della casa e renderla un nido per voi. Quando attraversiamo un momento di sofferenza dobbiamo avere un luogo dove ci sentiamo sicuri e possiamo sentirci accolti. Il posto sicuro ci permette di riposare, riprenderci psicologicamente e fisicamente e riparare il nostro cuore dolorante (e il nostro sistema nervoso). Tornare in una casa in cui non state bene può rallentare il processo di riparazione del corpo e della mente.
  10. Appena vi sentite meglio riprendete una delle attività che vi piaceva tanto praticare e che non avete più praticato quando siete entrati in relazione. Back to life!
  11. Ultimo, ma più importante, assicuratevi di avere una vita ricca, nutriente e vitale anche senza relazione. Non è mai salutare puntare tutto sul rapporto affettivo, non lo è per voi e non lo è per il partner. Cercate di creare nuove relazioni dove non vi annullate per l’altro ma mantenete una vita soddisfacente e ricca, con o senza amore. Sembra un consiglio banale ma so bene che non è così e che, in relazioni lunghe, spesso ci si impigrisce e ci si accartoccia. Mantenetevi vitali, nutriti ed emotivamente sazi con attività che vi piacciono e vi danno felicità.

Spero che questo articolo possa avervi aiutato o almeno chiarito alcuni punti. Sappiate che anche i momenti più brutti finiscono e che la vita è un bene prezioso, non sprecatela a piangere!

Con tutta la mia comprensione e affetto…

Barbara

Libri suggeriti per la lettura, che hanno ispirato me e le mie riflessioni:

  • Liberati dal mal d’amore di Elena-Katharina Sohn 
  • L’amore non basta e L’arte di fare quel cazzo che vi pare di Mark Manson 
  • La coppia che funziona di Eva-Maria Zurhost
  • Attached (Insieme) di Amir Levine e Rachel Heller (il mio preferito in assoluto, quello che si intitolava “Dimmi come ami e ti dirò chi sei” a cui hanno cambiato il titolo… per fortuna!)
  • How to love or leave a dismissive partner di Jeb Kinnison (solo in inglese) 
  • Ansiouxly attached di Jessica Baum (solo in inglese).