Cosa ci rende forti?

Diceva F.Nietzsche “Quello che non mi uccide mi fortifica”. 

Questo non è solo inesatto (non ci si sente più forti dopo un evento traumatico anzi), ma aumenta l’idea comune masochistica in cui si cresce solo attraverso dolore e sofferenza.

Non ho mai incontrato nessuno che si sentisse più forte dopo un lutto improvviso, un trauma grave, un incidente stradale, ecc. La verità è che quello che ci rende forti si può riassumere in:

📌 Riposo: dormire permette alla nostra parte saggia di guarire il corpo, la mente e l’anima dopo un periodo difficile. Il sonno ha un forte potere di guarigione e riassesta il nostro sistema nervoso. Se siamo stanchi o molto affaticati o molto tristi dormire ci permette di rigenerare corpo e anima.

📌 Condivisione e ingaggio sociale: capisco che per molti il dolore sia meglio vissuto in solitudine, eppure condividere (quando e come vi sentite), stare con qualcuno che vi vede davvero, è con voi e il vostro stato di tristezza è una vera acqua benedetta. Ci sono situazioni in cui la solitudine aiuta ma, dopo un pò, ci fa sentire senza speranza e in gabbia. Molto meglio cercare qualcuno che possa vederci veramente nel nostro dolore e accoglierci.

📌 Prendersi cura: curatevi con ogni mezzo che conoscete; comprate fiori, andate al mare o in natura, state con i vostri animali, fate tutto ciò che serve a voi per stare bene senza disconnettervi dalla realtà (quando possibile). Mangiate in modo sano e muovetevi come preferite ed è meglio per voi. Come diceva Clarissa Pinkola Estès: muovere il corpo spesso aiuta a muovere l’anima e le ossa della vita. A volte l’esercizio fisico, anche solo una camminata in natura, permette al nostro corpo di rigenerarsi e rimettersi in moto. Cercate anche di nutrirvi in modo adeguato con centrifugati e con molta acqua. Ci si fortifica prendendosi cura di sé stessi come spesso facciamo per gli altri.

📌 Compassione: aiutatevi cercando di avere compassione per voi, per ciò che vi è successo o vi succede e per la strada lunga che avete percorso per arrivare fino a qui. Spesso la parte che è più difficile nella vita non è ciò che ci succede, ma quello che diciamo a noi stessi dopo un rifiuto, un trauma, un fatto accaduto. La parte che fa più male è come trattiamo noi stessi dopo ciò che ci accade. Cominciamo a usare parole d’amore per noi, questo fortifica!

📌 Non abbandonarsi: cosa fare quando una fase brutta e depressiva ritorna?

Sarà capitato anche a voi di stare bene per un periodo poi accade un evento, a volte anche sciocco, e ci si vede ripiombare in solite dinamiche (a volte in fase depressiva o di sconforto). 

Quando questo accade ci diciamo: “Ancora? Pensavo di averla risolta questa cosa!”.

Quello che facciamo subito dopo è spesso:

1. colpevolizzarci per “essere ancora lì”;

2. trovare il modo più veloce per “uscire dalla zona buia con sforzo e il prima possibile”.

Conosciamo tutti queste strategie, e sappiamo che nessuna di queste aiuta ad uscirne davvero! Perché?

Questi stati depressivi sono spesso regressivi; ci mettono in contatto con eventi della nostra vita, consci o inconsci, che al tempo ci hanno paralizzato, collassato e lasciato senza speranza o con un forte senso di impotenza. Noi siamo stati così intelligenti da creare una strategia di “uscita”, che un tempo ha funzionato e ci ha salvato, ma oggi?

Oggi la cosa più intelligente e sana che possiamo fare per noi è NON ABBANDONARCI.

Se ci sentiamo depressi e ci togliamo subito da questa depressione, ci stiamo abbandonando; stiamo dicendo a noi stessi “così non vado bene, usciamo subito con sforzo e sarò più giusta/o, più adeguata/o alla società”. Facendo questo ci trattiamo come gli altri ci hanno trattato allora: aggiustandoci e adeguandoci.

Cosa fare oggi? Quando siamo in fasi depressive restiamo con noi, smettiamo di adottare strategie che ci tolgono da lì, stiamoci e stiamo con noi e la nostra tristezza per un po’; sentiamo che essere visti e capiti da noi stessi ci aiuta a stare meglio piano piano, e a ritrovare forza e vitalità. Le cose giuste non sono quasi mai le cose più veloci e più semplici, ma questo lo sapete già…

Il mio compito nel lavoro in studio è proprio quello di fare spazio affinché le emozioni scomode e i nostri stati dell’essere possano essere accolti senza giudizio e con amorevolezza. Il solo fatto di creare uno spazio per l’accoglienza risolve molto e aiuta. Aiutarci e chiedere aiuto ci rende forti!

La relazione tra donne e denaro: dove ci perdiamo e come possiamo migliorare?

Da sempre le donne hanno saputo cacciare, procacciarsi cibo e sicurezza, sollevare pesi importanti e costruire, insomma fare anche lavori maschili.

Poi è arrivato il ‘700, e poi l’’800 e con esso l’idea della donna trofeo, emaciata, magra, esile, dipendente ed incapace di sostentarsi sola. La donna trofeo era un perfetto status symbol per l’uomo medio borghese che poteva “permettersi” una donna non autonoma e “a carico”. Non è un mistero che quelli furono secoli orrendi per l’emancipazione femminile; poca autonomia, vestiti costretti e corsetti che chiudevano il respiro e la vitalità.

Se prima dell’arrivo dei Kurgan in Europa la donna era proprietaria terriera ed amministrava i propri averi, nei secoli bui la donna diventa solo addetta al focolare e alle attività domestiche, educata solo per ciò che serve ad allietare il maschile e ad accudire casa (un po’ come nell’America degli anni ’50 insomma). Gli anni ’80 hanno emancipato il femminile ma per imitazione maschile, bene ma non benissimo…

Ancora oggi la donna non pensa alla sua autonomia come principio di base, ma mette davanti a tutto famiglia, amori, figli, ecc. e, nel tempo che rimane (cioè poco), pensa alla sua indipendenza economica e alla realizzazione. Spesso la donna ha meno disponibilità economica del compagno e meno tempo per crearne. Questa situazione è terreno fertile per la crescita di modelli patriarcali di illusoria emancipazione, come i modelli di vendita piramidale e annessi. Sono molte le aziende che usano la scarsità economica femminile per fare investire alle donne promettendo incassi generosi, che poi tardano ad arrivare. È uno specchietto per allodole che sulle donne, spesso affannate, affaticate e più povere dei loro compagni, funge da richiamo per un futuro migliore.

Se siete riuscite ad arricchirvi con schemi piramidali non c’è giudizio in questo, ma va detto che non sono quasi mai davvero amici delle donne. Io credo molto di più nella seguente equazione:

1) Ho un sogno e lo progetto bene, lo nutro e lo curo, uso intenzione+ amore+ armonia+ concentrazione+ immaginazione e lo tengo nel mio cuore, credendoci davvero, e credendo in me stessa. Se è frutto del mio lavoro e della mia creatività troverà la via per nascere.

2) Ne parlo alle altre donne, immagino come sarà, gli do vita dopo averlo pensato tanto.

3) Agisco per portarlo nel mondo. Se tutto è ben pensato i soldi arrivano, le strade si aprono. Non cadete nel vecchio schema in cui, prima ancora di ricevere, devo ancora dare per meritare (spendere o mettere soldi, oppure acquistare prodotti che poi rimangono sul groppone). Nutrite il dentro e poi arriva anche da fuori.

4) Se il progetto richiede un forte sforzo economico rivolgetevi a professionisti, non cadete in tranelli. Concedete a voi stesse la possibilità di comportarvi come imprenditrici, chiedete finanziamenti o fondi ben visibili e chiari, oppure trovate un/una socio/a.

5) Date energia ai vostri progetti per primi, non pensate che per fare funzionare quelli prima dovete dare energia a progetti di altri, che poi vi torna ed è il vostro turno… cominciate a pensare subito a voi, è oggi il vostro turno! Non cito le aziende che sfruttano questi sistemi perché rischio la querela ma avete capito tutte credo! Dai barattoli, ai detersivi, ai trucchi, a noti prodotti per dimagrire, a petali e annessi.

6) Bilanciate l’energia data a progetti altrui, a figli, a compagni e cominciate a dedicare tempo ed energia ai vostri, tutto andrà nel modo giusto! Non perdetevi per strada se potete, non fatevi prosciugare che in questo noi donne siamo maestre!

7) Credete in voi stesse è così che gli altri crederanno in voi.

8) Ricordo che il sistema di vendite piramidale è illegale in Italia cito testualmente da fonte consumatori.it: In Italia i sistemi piramidali sono vietati dalla legge n. 173 del 2005. Questa normativa vieta le operazioni, le strutture e le organizzazioni di vendita finalizzate al reclutamento di persone a cui si vende una posizione all’interno della struttura stessa con la prospettiva di guadagni futuri e ipotetici e con l’incarico di reclutare altre persone. Per chi organizza queste attività sono previsti l’arresto da sei mesi a un anno o un’ammenda da 100mila a 600mila euro. Nel 2012 la sentenza n. 37049 della Corte di Cassazione ha allargato l’attuazione della legge anche a questo tipo di pratiche effettuate su Internet.

Ho scritto questo post non per giudicare, nessuno si senta presa in mezzo, voglio però mettere in guardia su schemi vecchi più di me, mascherati da ideone nuove e femministe.

Le donne hanno bisogno di persone che le sostengano, non che le sfruttino con false promesse.

Se siete state prese nella rete non vergognatevi, liberatevi!

Double Bind: il doppio legame

“Puoi vedere la farfalla dalle ali di pane e burro. Le sue ali sono fette di pane tostato e burro, il suo corpo è di crosta, e la sua testa è una zolletta di zucchero”. 

‘E di cosa si nutre?’

‘Tè leggero e panna’

Una nuova difficoltà arrivò nella testa di Alice. “Supponiamo che non ne trovi?”

suggerì.

‘In questo caso morirà, ovviamente” 

‘Ma questo deve accadere molto spesso” rimarcò Alice pensierosa. 

‘Accade sempre,’ disse il Gnat.

Lewis Carroll

Through the Looking Glass

Chapter 3, Looking-Glass Insects

Gregory Bateson, padre della sistemica, fondò questo termine per definire una comunicazione impossibile. Anche se sono passati molti anni, trovo importante rispiegare il concetto.

Viene chiamato Double Bind un messaggio che, proprio come un koan giapponese, non ha soluzione. Il messaggio di doppio legame crea un conflitto profondo in chi lo riceve, proprio perchè non c’è soluzione; qualunque cosa la persona faccia non è giusta, non può esserlo! 

Esempio:

Se da bambina tua madre ti regala una maglietta rossa e una verde e ti dice indossa quella che vuoi, tu indossi la rossa. Subito dopo tua madre ti dice “Perchè quella verde non ti piaceva?”.

(Ma non mi hai detto di indossare quella che voglio? Quindi dovevo indossare la verde? Non capisco).

Se da bambina ti viene detto mangia pure ciò che vuoi e tu mangi un dolce “Ma sei sicura di volere quello, non ti fa bene…”.

(Ma è ciò che voglio…non capisco, cosa dovevo mangiare?).

Poi diventi grande, e il tuo compagno ti dice “Ti amo tantissimo e amo solo te, però resto con mia moglie” oppure “Sei bellisima così come sei, certo con un altro vestito staresti meglio”. Oppure “Ti amo e voglio vivere tutta la vita con te, ma purtroppo ora non riesco a venire a convivere con te, verrò quando … (mettendo spesso obiettivi irraggiungibili o molto lontani).

Risultato: non te ne vai da lì perchè questo messaggio ambiguo ti tiene nella ruota, come un criceto, ma provi una quantità di rabbia enorme.

Bateson descriveva questo stato come un conflitto così irrisolvibile per chi lo riceve, tale da portare alla schizofrenia. 

Nei casi più leggeri non si arriva alla malattia mentale, ma si introietta inevitabilmente un senso di inadeguatezza profondo. 

Ci si pensa imperfette e “irrimediabilmente guaste” e si tenta si fare il più possibile per arrivare a ciò che ci viene chiesto, non notando che la richiesta fatta è impossibile per noi, e per chiunque altro! 

Bateson la descriveva come la farfalla dalle ali di burro in “Alice attraverso lo specchio”. La farfalla ha delle ali di burro, la testa di zucchero e si nutre di tè; se beve si scioglie, ma se non beve muore di sete, cosa fa? La soluzione è impossibile!

Se siete cresciute a doppi legami, e avete ricevuto spesso il doppio messaggio irrisolvibile, noterete che, quando ricevete un messaggio simile (che lo notiate consapevolmente o no) vi arriva un moto di rabbia furente ed improvviso. Da oggi cominciate a notare cosa vi viene detto e come, e notate quando provate rabbia (apparentemente senza motivo) e scoprirete molto di più su di voi.

Naturalmente ho parlato al femminile ma il double bind non ha sesso, anche un uomo può sentirsi preso nella sua morsa.