OSTARA- Equinozio e la primavera dell’Anima.

Ci siamo: anche se non è ancora ufficialmente primavera viole e giunchi, nel mio giardino, sono in piena fioritura, tutto sta esplodendo al suo massimo… e noi?

Ostara poi Easter (e nel cattolicesimo Pasqua), sono retaggi profondi dell’antico culto di Iside-Ishtar-Inanna che, nonostante i numerosi tentativi di sostituzione con un Dio maschile, rimangono festività collegate all’essenza femminina che tutto contiene e molto sa.

Madre nostra che sei nei cieli” si dovrebbe proclamare a gran voce, sì perché Iside, Ishtar, Inanna, sono archetipicamente legate alla Dea ctonia e celeste allo stesso tempo, colei che dona la vita e la morte con ugual compassione, la generatrice del tutto da cui veniamo, sostituita abilmente con un Dio maschile e virile. Nel momento in cui il sacro (legato al corpo della donna) è divenuto divino (legato al maschile virile) tutto è mutato!

In un tempo storico in cui stiamo tornando indietro invece di fare progressi, vorrei entrare un pochino nella profondità del significato delle festività che celebriamo; come inno alla vita, alla libertà, alla creatività e autenticità del femminile ma non solo.

Nella cultura della Dea la capacità di navigare in acque profonde e di saper stare in superficie allo stesso tempo erano spesso collegate alle dee stagionali come Persefone che scende agli inferi durante la stagione invernale, lasciando la natura ferma e arida, e risale in superficie proprio il giorno dell’equinozio di Primavera, portando così fioritura e fertilità. L’interpretazione del mito di Demetra-Persefone che vorrei sottolineare oggi, è legata alla creatività.

Nel mito pre-acheico Persefone sente la chiamata dal mondo di sotto, mentre nel mito post-acheico è Ade, Dio degli inferi, a rapirla. In entrambi i casi la separazione tra Demetra e Persefone porta all’assenza di vitalità, alla depressione: tutto sfiorisce in superficie, non c’è più voglia di fare, di essere, la creatività e la spinta vitale sono state sottratte alla vita come a volte capita a molte di noi.

Lavoro da anni con le donne e le accompagno attraverso i loro inferni personali per poi vederle risorgere; avendo visitato più volte io stessa l’inferno mi è facile eppure, ogni volta, mi stupisco della capacità di rinascita e dell’importanza dell’elemento creativo intrapsichico della donna.

Ho visto donne esercitare la loro passione in segreto, senza un pubblico; portare avanti quella scintilla interiore per non morire, ma al riparo da sguardi esterni.

Altre volte ho visto donare al mondo l’arte e la passione individuale e questo ha permesso alla donna di fiorire, di portarsi la Primavera nell’Anima. A volte ho assistito al bisogno di riconoscimento esercitato attraverso un mostrarsi costante ma anche in questo caso, se consapevolizzato, è guarigione.

Nella mia personale discesa agli inferi e ritorno, la creatività è stata spesso salvifica e nutriente; anche se scrivevo testi che non avrebbero visto la luce, il fatto stesso di scrivere e di produrre qualcosa, mi permetteva di sentire la vita scorrere e di muovere le mie ossa. Ma cosa succede quando la creatività ci ha abbandonato ed è scesa, come Persefone, nel mondo di sotto?

Quando sentiamo la spinta a scrivere, dipingere, nutrire un progetto l’energia non ci abbandona mai; abbiamo un super potere che ci tiene sempre attive e vive. L’ondata arriva, trova la via e se ne va per poi tornare ancora. 

Quando l’ondata energetica creativa non torna, non c’è più fuoco o progettualità una parte di noi si spegne e, di fatto, siamo depresse o in burn out. Senza quella vitalità non possiamo continuare a fare quello che facciamo ogni giorno, senza quella scintilla precipitiamo nel sottosuolo! Non abbiamo più stimoli, nessun progetto per il futuro, tutto è piatto. Non abbiamo voglia di mangiare bene o fare movimento: più nulla importa davvero.

Se la spinta creativa continua a esserci, ma manca un pubblico che riceva quell’atto creativo, tutto implode. Anche senza un pubblico, a lungo andare, l’atto creativo perde il suo slancio e si affloscia. Si smette di creare per la tristezza di non vedere le nostre opere portate alla luce o anche per la fatica che serve per vederle portate nel mondo. Un lavoro o un progetto che non viene portato al mondo è come un figlio che viene abortito; tutto sembra più scuro e vuoto. 

A volte le donne hanno solo bisogno di qualcuno, un assistente magico, che porti le opere nel mondo e che faccia lo sforzo che loro, dopo aver creato, non riescono proprio a fare. Ed è questo il momento in cui tante di noi si fermano o si rallentano. Come se ne esce? Chi può essere il nostro assistente magico?

Nel mito di Demetra e Persefone, a un certo punto del suo vagare Demetra, depressa, sporca e sfiduciata per non aver ritrovato la figlia incontra Baubo, la Dea irriverente e panciuta.

Baubo immagine di wikipedia

Baubo è grottesca; parla attraverso la sua vagina, gli occhi sono capezzoli e la testa è al posto del tronco. Inizialmente Demetra non reagisce, non si muove dalla sua depressione ma, in un secondo momento, osserva Baubo e scoppia in una risata sonora che la rivitalizza; la riporta a ricordare che è una Dea.

È solo in quel momento che, rinvigorita e portata fuori dalla sua depressione, Demetra incontra Ecate che le fa la domanda più semplice di tutte: “Chi pensi che abbia preso tua figlia Persefone?”.

Ecco che Demetra escogita un piano per capire chi abbia rapito la figlia e come riportala a casa.

Tutto accade solo perché Demetra, ridendo e spostando l’attenzione, ha ricordato chi era!

E noi? Come possiamo uscire da un momento di stallo e di depressione creativa?

I miei suggerimenti sono:

  1. Distogliere lo sguardo- se si rimane fisse in ciò che non va, se si guarda solo quello che non funziona non se ne esce. Cominciamo a prenderci meno sul serio e uscire dalla nostra stessa pesantezza, incontriamo Baubo;
  2. Ricordare chi siamo- riconnettersi a sé stesse e ricordare perché siamo in questo mondo e cosa vogliamo portare;
  3. Dedicare un tempo quotidiano al progetto- S. King si forza a scrivere ogni giorno per otto ore, si mette davanti al computer e aspetta. Non è vero che è necessario trovare l’ispirazione ma è necessario fare spazio!
  4. Approcciarci con amore- quando ci occupiamo del nostro progetto in divenire è importante farlo con amore e piacere e mai con dovere, o quasi mai. L’atto creativo dovrebbe accadere come nutrimento, e non con sforzo, o diverrà un altro punto da smarcare nella nostra lista quotidiana di cose “da fare”;
  5. Farsi le giuste domande- chi mi può aiutare? A chi posso chiedere questo? Dove posso trovare questo materiale? Questo implica il fatto che DOVETE smetterla di lamentarvi e cominciare a trovare soluzioni creative!
  6. Ostinarsi- Il punto che mi piace di più, e su cui io faccio più fatica, è suggerito dalla mia amata Clarissa Pinkola Estés: “E’ essenziale, sebbene spesso doloroso, prendersi il tempo necessario, non aggirare i compiti difficili insiti nello sforzo per raggiungere la padronanza. Una vera vita creativa non arde in un modo soltanto.” CPE
  7. Fiorire- fosse ora, o tra una vita dovete fiorire! Se ingrassate, vi deprimete, vi adagiate in relazioni senza fuoco e nutrimento, vi lamentate è perché temporeggiate nel fiorire, e nel dedicare tempo a ciò che dovete fare ORA! Non avete opzioni DOVETE!
  8. Non disperdere energia- non parlate del vostro progetto in giro, contenete la vostra energia e proteggete il vostro pensiero creativo senza darlo in pasto a persone, o social o entrambe. Ri-imparare la riservatezza sarebbe cosa buona e giusta!

Nel mito il viaggio agli inferi non è solo cosa da donne, ma anche i loro consorti sono chiamati a compierlo. Anche gli uomini, per ragioni diverse che non tratto qui, sono chiamati dal mondo di sotto ed è molto importante che ascoltino la chiamata e che facciano il loro viaggio.

Nel ricordo antico della Dea generatrice a Ostara ritroviamo i simboli della Primavera: uovo e lepre sacra (poi diventata coniglio pasquale). 

Simbolo dell’uovo: l’immagine del tutto che deve ancora essere e che, per venire alla luce, deve essere covato. 

Simbolo della lepre: gli animali letargici avevano anticamente una funzione di psicopompo e collegavano il mondo dei vivi a quello dei morti. Si pensava infatti che, per tornare a primavera, gli animali avessero sconfitto la morte durante il letargo e fossero quindi dei ponti di connessione tra mondo “di sotto” e mondo “di sopra”.

Ritualità: trovate un modo per ritualizzare il viaggio nel mondo di sotto ma anche il ritorno al mondo di sopra. Dipingere con i vostri progetti le uova nel periodo pasquale può essere un ottimo modo per ritualizzare il ritorno della luce.

Nel mio personale mondo l’animale psicopompo è il gatto: io ho il gatto pasquale non la lepre! Non riesco a scrivere se Emily e Tati non sono con me o a me vicine. E voi? Che aiutante magico avete?

Fonti: mitologia fonti varie, Clarissa Pinkola Estés fonti varie, Il linguaggio della Dea di M. Gimbutas ed. Venexia, Oscure Madri Splendenti di L. Percovich ed. Venexia.

Testo © Barbara Parigi.

Ai sensi della legge legge 248/00 il presente materiale può essere utilizzato solo citando l’autrice e la fonte.

Emily la mia Baubo
Tati la mia Ecate

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