APPROCCI – Self- compassion

“I nostri successi e fallimenti vanno e vengono, essi non ci definiscono né determinano il nostro valore”

Kristin Neff , Self -Compassion

Che cos’è la self- compassion e come la integro nel mio lavoro in studio?

La self-compassion è un ingrediente per me importante e trasversale a tutti i metodi. Da quando lavoro io stessa con la compassione, la qualità della mia vita e del mio lavoro sono aumentate. La relazione con me stessa e con gli altri è più profonda ed intima.

Comincio dicendo che la self-compassion (compassione per sé stessi) non significa pietà, né indulgenza o commiserazione, non significa che i miei problemi sono più importanti dei tuoi ma che sono comunque degni di attenzione e cura, non significa dire: “sono fatta/o così non posso cambiare” ma accettare che ora sono così ma che posso lavorare per cambiare.

Sappiamo che cambiare ciò che non ci piace non è possibile, fino a quando non impariamo ad amare ciò che odiamo di noi. 

Cambiare il nostro corpo, atteggiamenti disfunzionali, o anche solo il nostro lavoro o la casa in cui abitiamo non funziona se prima non abbiamo:

  • imparato ad avere gratitudine e rispetto per gli aspetti, le situazioni e le cose che vogliamo cambiare, 
  • li abbiamo integrati in noi e, 
  • in modo amorevole, siamo pronti a lasciarli andare.

Chi ha cominciato qualsiasi percorso personale si è presto accorto che rifiutare, anche solo in parte, qualcosa che è nella nostra natura o nel nostro passato non solo alla lunga non funziona, ma rischia di complicare ancora di più la nostra esistenza.

Ci è stato insegnato a non lamentarci, a fare in fretta, ad essere performanti e migliori, a non sentirci mai abbastanza, a lavorare sempre per la perfezione e per fare ancora di più, per essere ancora più preparati, belli, magri, giovani, ricchi, ecc… 

Per anni abbiamo vissuto credendo che tutto questo fosse vero e che, se avessimo fatto tutto bene, allora sicuramente ci avrebbero amato, allora tutto sarebbe stato perfetto. Da allora ci esauriamo per essere all’altezza e per essere perfetti. Ha funzionato?

Per me no e, ad un certo punto, ho deciso: “Basta! Ora smetto di migliorarmi!”.

La self-compassion è quel sentimento che proviamo per noi stessi per i momenti in cui: non avevamo risorse, eravamo soli e senza sostegno, abbiamo attraversato dolori immensi e perdite forti, siamo stati traditi e usati, per ogni volta che poteva andare diversamente ma non è accaduto, per la fatica che abbiamo fatto per arrivare fino a qui, per le volte che ci siamo abbandonati quando non eravamo perfetti.

La self-compassion non si applica solo ai momenti in cui eravamo nel giusto e nessuno era lì con noi e per noi, ma anche a quei momenti in cui abbiamo fatto cose di cui ci pentiamo, abbiamo provocato dolore e frustrazione, anche in quel caso la compassione per noi stessi è importante e trasformativa.

Non possiamo cambiare il passato, ma possiamo cambiare il modo in cui ci rapportiamo ad esso!

Sentire un sentimento di amore e tenerezza per noi stessi, e poi anche per gli altri, aiuta a:

  • sentirci più empatici verso noi stessi e verso gli altri;
  • aumentare la nostra resilienza;
  • rimanere sulle nostre gambe anche quando la vita non va come vorremmo;
  • sentirci non perfetti ma giusti e, quando saremo pronti, a migliorarci dove è necessario;
  • non lavorare con sforzo e fatica ma in modo naturale e fluido;
  • sentirci amabili, visti, ascoltati, riconosciuti anche se il mondo non ce ne restituisce conferma;
  • migliorare il nostro rapporto con vergogna, colpa e inadeguatezza;
  • al contempo abbandonare il nostro bisogno di sentirci migliori degli altri, o dannatamente peggiori;
  • migliorare le relazioni con gli altri e renderle più vere;
  • smettere di fare paragoni con le vite degli altri e smetterla con l’invidia e la competizione (molto brucianti negli ambiti femminili in particolare);
  • comprendere che siamo esseri amabili anche se non siamo performanti o utili;
  • smetterla di correggere la nostra immagine, la nostra formazione, la nostra preparazione per adeguarla a quello che gli altri vogliono o il mondo vuole;
  • smetterla di criticarci impietosamente o rifiutarci quando non siamo all’altezza dei nostri ideali;
  • in pratica aprire il nostro cuore e vivere la vita per come è, permetterci di essere bagnati dalle esperienze della vita rimanendo aperti all’amore e alla connessione. 

La self-compassion è più facile di quel che sembra!

So bene che avere compassione e delicatezza per noi stessi in un mondo competitivo che ci vuole perfetti, performanti, sempre attivi, sempre “abbastanza” è davvero un viaggio complicato; tuttavia, ho notato che è difficile ottenere risultati duraturi in termini di peso corporeo, costanza nel lavoro, cura di sé, amore per sé, quando il percorso non include amare prima i nostri difetti e comprenderli.

Provare compassione per sé e per le parti di sé che sono state maltrattate, sminuite, costrette e negate è ciò che ci permette, e permette al cliente in relazione con noi, di potersi vedere e guarire. 

Sono una grande sostenitrice dell’integrazione della self-compassion nelle relazioni di aiuto. 

La compassione per sé non è qualcosa che si può forzare, cercare o fare accadere eppure, quando si presenta, è un balsamo insostituibile per ogni umano. 

Oggi sempre più discipline introducono la self-compassion nella relazione, nella terapia e nella cura dei traumi. Ho scelto di lavorare con metodi che, senza forzare, fanno spazio, preparano il terreno affinché l’amore per sé e la self-compassion si possano manifestare senza sforzo. 

Non siete anche voi stanchi di essere amati per ciò che fate e non per ciò che siete?

Per saperne di più bibliografia:

La self-compassion– Kristin Neff- Franco Angeli editore

Quando il corpo dice no– Gabor Maté – Il leone verde ed.

I doni dell’imperfezione – Brené Brown- Ultra ed.

Dimagrire non basta: come dimagrire quando dimagrire è difficile – Debora Conti – Wide Ed.

Self-compassion for parents – Susan M. Pollak EdD- Guilford Press (Eng)

The self-compassion workbook for teens – Karen Bluth PhD (Eng)

Nurture resilience an integrative somatic approach- Kathy L. Kain and Stephen J. Terrell- North Atlantic Boos Berkley CA. (Eng).

Body Respect – Linda Bacon and Lucy Aphramor PhD- Benbella books (Eng)

(Vietato riprodurre i testi di questo sito: tutti i diritti riservati).

APPROCCI- Somatic Experiencing®

“Il trauma non è quello che ci accade; non è nell’evento, ma in quello che tratteniamo dentro in assenza di un testimone empatico.”

Peter A. Levine- Somatic Experiencing

Cos’è Somatic Experiencing®?

Somatic Experiencing®‚ è un potente metodo di lavoro psico-fisiologico, sviluppato dal dott. Peter Levine, per il trattamento e la prevenzione di eventi difficili in tempi brevi; è basato sull’osservazione degli animali che, sebbene abitualmente esposti a pericoli, raramente restano traumatizzati; meccanismi biologici innati permettono loro di tornare alla normalità dopo un’esperienza estremamente “forte” in cui è stata in pericolo la loro stessa vita. Il contributo più significativo di Somatic Experiencing® è la comprensione che ciò che accade nell’evento traumatico non è meramente psicologico, ma una complessa reazione fisica, neurologica e psichica. La risoluzione dell’evento risiede nel completare e scaricare i processi fisiologici piuttosto che nel ricordare o ripercorrere l’evento. 

SE e’ un processo delicato e sicuro di dialogo si fonda innanzi tutto sulla qualità della relazione: l’ascolto, il rispetto e la fiducia. Il lavoro si basa sull’esperienza sensoriale delle situazioni e degli stati emotivi, sulle risorse personali (esperienze positive) per contenere, rallentare o favorire i processi di scarica del sistema nervoso e su una particolare attenzione ad evitare che la persona ricada nell’esperienza traumatica dell’evento. Le persone vengono accompagnate a completare la sessione con un senso positivo del lavoro: maggiore la capacità di sentire e di gestirsi nelle situazioni che prima erano critiche, leggerezza e fiducia in sé stessi.

Il metodo mira a regolarizzare il sistema nervoso, portare coerenza corporea e a ripristinare tutte le risposte difensive attive e disponibili del nostro organismo (R.O.D.) come fuga, attacco e congelamento, stimolando una naturale ed innata capacità di tornare ad una normale attività del nostro sistema nervoso.

Il fiume della vita: cos’è e come impatta nelle nostre esistenze.

Fiume della vita

In SE viene usata spesso la metafora del fiume della vita. La nostra vita è un fiume che, quando le nostre emozioni, pensieri, comportamenti sono accolti ed elaborati, scorre fluido e sereno.

L’acqua sono le nostre emozioni che scorrono, gli argini è la nostra capacità di contenere ciò che ci accade e gestirlo, i massi sono le difficoltà che incontriamo nella vita ma che superiamo facilmente.  Quando ci accade qualcosa di non sostenibile o di “troppo” (troppo velocemente, precocemente, improvvisamente o troppo sopraffacente in genere) è come se sul fiume mettessimo dei tronchi impilati che impediscono il corretto scorrere dell’acqua e dell’energia vitale. Improvvisamente, o dopo poco tempo, ci accorgiamo che qualcosa non va e che il nostro fluire è bloccato, facciamo più fatica nelle relazioni o nel lavoro, la nostra acqua non scorre più come prima. Più non ce ne occupiamo e più si formano detriti, fino a quando l’acqua scorre molto poco o per nulla, il fiume rischia di straripare e allagare il territorio circostante. Tutto sembra non funzionare più a dovere e si forma quello che viene definito un vortice; energia che continua a girare in circolo senza fluire più. SE ci dona gli strumenti per intervenire e regolare il sistema nervoso, creando un contro-vortice che porta la riattivazione della forza vitale e della coerenza corporea. 

Quando il fiume della vita è bloccato e il suo flusso inibito, si possono verificare: ansia, depressione, mancanza di vitalità o di entusiasmo e passione, perdita di senso, variazione di peso corporeo, incapacità a collegarsi ad una, o più, risposte difensive come incapacità di rispondere adeguatamente se aggrediti o lasciare un luogo dove non ci si sente più a casa. Altri sintomi di un sistema nervoso stressato possono essere: difficoltà a respirare, congelamento, aumento cardiaco, dolore cronico, bassa energia, incubi, impotenza, sfinimento, stordimento, dissociazione, apatia, ridotta capacità di intimità nelle relazioni, funzioni di base sonno/cibo/estro compromesse. SE permette di ritrovare la fluidità necessaria allo scorrere della vita attraverso la regolarizzazione del sistema nervoso, muove il flusso e permette alla nostra energia vitale di ritornare.

Importanti informazioni da sapere prima di una seduta: il linguaggio SE.

SE utilizza un linguaggio particolare e somatico; le sedute sono volte a regolare il sistema nervoso. Le sedute sono diverse da una seduta di counselling, ecco in cosa differiscono:

  • userò una voce prosodica moderata e tendenzialmente scandita, può sembrare bassa ma è necessaria al processo;
  • userò termini somatici e chiederò spesso dove lo senti e come, potrò sembrare insistente ma è importante per il processo;
  • capiterà di fermare la narrativa dei fatti per non andare oltre e attivare il sistema, se ti fermo non è perché non mi interessa ciò che dici ma perché stiamo andando troppo veloci nella narrazione;
  • potrò chiederti delle tue risorse: persone, luoghi, animali che per te ora, o in passato, sono stati importanti e di sostegno;
  • potrò chiederti di rallentare o rallenterò io stessa;
  • è possibile che ti chieda di immaginare qualcosa o di guardare in una certa direzione (l’orientamento è un fattore importante in questo metodo);
  • è possibile che ti suggerisca un menù di scelta tra sensazioni, questo capita quando sul momento è difficile per il cliente trovare le parole per descrivere un risentito corporeo;
  • è possibile che tu possa sentire freddo, nausea, stanchezza, irrigidimento, voglia di scappare, caldo, o altro, condividi ciò che provi anche se non lo noto subito, ci aiuterà ad arrivare a conoscerti meglio e a capire come funziona il tuo sistema;
  • se qualcosa è troppo per te comunicalo subito, mi aiuterà a lavorare meglio e ad incontrare i tuoi bisogni;
  • avrò un atteggiamento neutrale e non so cosa è giusto per l’altro, è il cliente stesso che sentirà cosa è giusto per lui. Per questo userò un linguaggio non direttivo.

Attenzione: il mio lavoro è prettamente un lavoro organico, di regolazione nervosa ed emotivo. Non sostituisce il lavoro di uno psicoterapeuta, psichiatra o specialista. Non sono medico e non ne ho le competenze, è importante quindi che vi assicuriate, con un professionista sanitario di vostra fiducia, che non esistano cause fisiologiche che portano ai sintomi sopra descritti.

Metodo ed informazioni sono Copyright di Peter A. Levine. Le fonti sono Somatic Experiencing®,  Somatic Experiencing® Italia e i libri segnalati in bibliografia sotto elencati.

Per saperne di più bibliografia:

Somatic Experiencing – Peter A. Levine – Astrolabio Editrice 

Traumi da incidente– Laurence Heller e Diane Poole Heller- Macro Edizioni

Il corpo accusa il colpo– Bessel Van Der Kolk- Raffaello Cortina Ed.

Trauma e memoria– Peter A. Levine- Astrolabio Editrice

La teoria polivagale– Stephen W. Porges- Giovanni Fioriti Editore

Sito ufficiale SE Italia: 

www.traumahealing.it